Digital Ephemera/4. Le stori storie buone iniziano sempre da una pagina bianca. Ecco perché la letteratura non morirà mai.

Quando il film spacca quanto il libro
18 Ago 2019

Teorema: il libro è meglio del film. Valido nella maggior parte dei casi ma non valido in tutti i casi. Prendi McCarthy ad esempio. Leggi un suo libro e tutto allucinato dici: no… nessuno può fare meglio di così. La pagina scritta è talmente levigata e perfetta che non ci puoi mettere le mani. Eppure guardi No country for Old Men e The Road e non senti mai e poi mai la mancanza del libro. O meglio, sono talmente belli, che non ti fanno rimpiangere il libro. 

Paradosso. Guardi The Counselor, sempre scritto da McCarthy ma direttamente per il cinema e il film non regge bene come gli altri due. Perché? Gli altri due nascono da dei romanzi. Il romanzo è comunque una forma narrativa studiata apposta per l’intrattenimento del lettore, che spesso coincide con lo spettatore. La sua struttura, l’intreccio, la scacchiera in cui si muovono i personaggi, è un percorso che ha un inizio e una fine.

[pullquote]La letteratura è ancora necessaria e si sta ibridando in forme nuove. Le Instagram Stories, il cinema, il video[/pullquote]

Ora, la buona letteratura è buona anche sotto forma di strisce a fumetti per bambini. Vedi la Bibbia, l’Odissea a fumetti o le recenti e bellissime trasposizioni della Commedia. Sembrerebbero ridotte in scala messe su un fumetto, invece spaccano il culo.

La letteratura è ancora necessaria e si sta ibridando in forme nuove. Le Instagram Stories, il cinema, il video, potrebbero essere il braccio meccanico pigliatutto che la eleva a potenza. Ma il video ha bisogno del testo da cui prendere vita. Ogni idea è una bozza, ogni inizio è buttato su carta o schermo. Riguarda The Counselor e poi mettilo a fianco di The Road e No Country for Old Men. Non regge. Eppure c’erano sempre Bardem, Brad Pitt, Fassbender la Cruz. Cioè cazzo i miti. Ma non basta. L’ha girato Ridley Scott. Non basta lo stesso. Forse perché non proviene da un processo di stratificazione (parola-sega che tanto piace a genniani e scrittori) che ha origine sulla pagina.

Sunset Limited è tutto girato in una stanza con Tommy Lee Jones e Samuel Jackson a tavolino, come vuoi che sia? Stupendo come il libro, che è scritto a mo’ di dialogo teatrale. Solo il nome del personaggio e la battuta, il nome e la battuta, il nome e la battuta.

Child of God girato da Franco non è indimenticabile ma la sua storia di carta è talmente potente che pure io potevo trarne un buon film. Franco è intrippato di Cormac, lo abbiamo già scritto e ha avuto il coraggio di azzardare a mettere il suo nome accanto al maestro. Ma come mai cazzo anche quello spacca? C’è un personaggio escluso dal mondo che colleziona tipe morte e le scopa e le veste e le trucca e le nasconde in una grotta e la fa in barba a tutta la polizia. Poi muore per una cazzata mentre è in fuga. Violenza e cattiveria allo stato puro, dinamiche stile McCarthy per eccellenza, il genere di roba che ti tiene attaccato alla pagina e allo schermo. Se rispetti i suoi tempi narrativi vinci.

Le storie iniziano sempre da una pagina bianca.

Il futuro potrà decretare la morte dei libri, ma forse solo di certi libri. Non è morta la pellicola fotografica sopravvissuta al digitale, perché dovrebbe morire la scrittura? La letteratura è come la lingua, un concetto mobile, ibridabile. 

Quando leggete pezzi che gridano allo scandalo per le contaminazioni inglesi nel nostro dialogo quotidiano, o per gli orrori grammaticali che le nuove generazioni perpetuano, sappiate che sono tutte stronzate. La lingua è sempre cambiata e si è ibridata con le culture alla moda del suo periodo. Fatevi un salto nei francesismi di Manzoni per farvi due risate.

Non credete a tutto quello che dicono. Non leggete solo i titoli. Non fidatevi dell’editoria dell’informazione. Siate aperti al presente.

Va tutto benissimo come deve andare.

E le buone storie inizieranno sempre da una pagina bianca.

 

Ray Banhoff

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