Stai dicendo che è difficile difendersi dal successo. Tu ce la fai?
Boh, non ce l’ho fatta subito, ci ho messo qualche settimana per capire cosa stesse succedendo perché è stata un’evoluzione (o involuzione) veloce. All’inizio non è che fossi sulla bocca di tutti. Le persone erano più discrete mi avvicinavamo in maniera positiva e mi faceva piacere questa nuova dimensione, poi piano piano si è arrivati a un livello che mi ha spaesato tipo TANTE attenzioni e tutte assieme. Come ho potuto ritagliare anche cinque minuti di tempo ho ripreso ad ascoltare musica notte e giorno e alle volte era un escamotage per estraniarmi o fingere concentrazione. Nei treni capita che m’infilo le cuffie anche spente sperando che nessuno mi chieda niente.
E questo ti fa sentire in colpa?
No, anche perché non mi sottraggo mai a farmi una foto con un fan, però mi toglie qualcosa. Ad esempio non posso più fissare le persone che era uno dei miei passatempi preferiti. Prima di avere una vita pubblica passavo un sacco di tempo in giro cercando di capire le persone guardandole negli occhi, adesso non posso farlo più. Questa è la mia quotidianità al momento, ed è doveroso concedersi nei confronti di chi ti permette pure di esistere. Non mi pesa il fatto di uscire meno la sera, non uscivo neanche prima. Però essere un signor nessuno all’aeroporto mi manca. Gli aeroporti mi piacevano da morire, ci andavo a osservare le vite degli altri, ora li detesto. Una volta era tutto una gita, tutto una visione, era come andà a Tokio a New York, metropoli dove non ti caga nessuno, dove ti mischi nella folla, adesso sono a un punto in cui non c’è un albero, un cespuglio, niente dietro cui nascondermi.
C’è una parte del tuo carattere calma, da osservatore. L’altra però è sfrontata, prepotente…
Ma la parte prepotente voleva solo mostrare a quella silente che sapeva il fatto suo, però forse non aveva fatto il conto con il rovescio della medaglia. Sai io credevo che sarei stato un fenomeno più underground, non di massa. Pensavo che avrei avuto un pubblico di nicchia e non avevo ambizioni megalomani, volevo semplicemente dire la mia. Solo che quello che ho detto e come l’ho detto pare sia piaciuto fin oltre le mie aspettative. Io sono per il dare, anche la cucina è dare. Tu offri qualcosa a qualcuno, metti a disposizione la tua arte per qualcun altro. Però è un’arte funzionale, non può essere fine a se stessa un’arte, non è fine a se stessa e da li può nascere tutto quello che vuoi, tipo un libro, un quadro, un film. Il cibo è la cosa più intima che ci sia e se ne sta lì nella sua compiutezza.
Ma come è nato il personaggio di Rubio, da dove esce? Sei stato scelto da Discovery dopo che avevano notato dei tuoi video amatoriali su YouTube, giusto?
Sta cosa me fa ride! Il personaggio… non esiste un personaggio cioè esiste per chi vuole ridurlo a tale ma quello che vedi in tv sono io. Gli autori mi hanno dato solo dei grossi consigli tecnici e professionali, però i contenuti, i pensieri, tutto il resto sono improvvisate mie. Sia ben chiaro, improvvisate che senza gli autori e le loro competenze non avrebbero mai funzionato.
Questo non c’entra niente con il dualismo (un tribale enorme, tipo un tao) che hai tatuato sulla schiena?
Sì, chiaro. Sono il mio dualismo.
Il dualismo che finirà per…
No, è ciclico. Il mio io duplice è sempre all’interno dello stesso involucro quindi ‘ndo scappo? Il casino è quando uno vuole scappare. Io credo che non affrontarli amplifichi i problemi. E questo vale nei sentimenti, nei rapporti, nel lavoro. Credo anche, però, che crescendo i problemi che sembravano insormontabili spesso non lo sono più o vengono smontati. Alla fine siamo noi che comandiamo non il nostro corpo o cervello.
Masterchef? L’esposizione mediatica di Cracco riduce la sua bravura di cuoco. La scelta di esporsi così a livello commerciale non l’avrei fatta. Come quell’altro che ha sponsorizzato la Coca Cola, nulla di più lontano dal cibo
Come sei arrivato in cucina?
Non è un vocazione la mia, i miei fanno gli avvocati. La cucina è venuta fuori perché è riuscita a colmare una mia curiosità. Una curiosità che mi divora da dentro e che mi ha sempre accompagnato e che mi porterà a cambiare ancora. Non credo che farò il cuoco per sempre. Unti e Bisunti non è un programma di cucina, è una ricerca antropologica. L'elemento di sfida lo abbiamo usato solo come escamotage ma volevamo dare una voce ai più deboli ma anche dare un po’ fastidio, sparigliare.
Quindi la tua curiosità è solo un ponte, un mezzo per giungere ad altro. Che ne so, perché non hai aperto la tua catena di ristoranti?
Naaa, ma tu sei matto. Un ristorante non lo vorrei. Sono ponti, sì. Non esistono forse attori che fanno i cantanti o cantanti che fanno i registi? Ecco io credo di essere così.
Ecco infatti quando ho letto il tuo blog, Traslochi Funebri, sono rimasto sorpreso. Non sapevo che scrivessi.
Nemmeno io quando mi son messo a scrivere. Il blog è nato in un’estate del 2010, credo. C'era una mia amica, Luisa Rinaldi, che chiamarla amica è riduttivo. Noi ci chiamiamo Morgana e Lucifero. Come se fossimo alter ego.
Infatti i pezzi non sono firmati, come se fosse un autore unico, e l'immaginario è comune. Ed è un immaginario cupo, fatto di scambismo, divorzi, storie omosessuali, un qualcosa che non avrei mai detto.
Mi sono reso conto di quanto eravamo affini e mi è venuta voglia di raccontare tutti quegli scenari che piacciono a entrambi. Il nostro intento era quello di comunicare a tutti coloro che ci stanno attorno che in realtà sono dei morti ambulanti, ma volevamo dirglielo simpaticamente. Traslochi non è altro che un libro però incompiuto, sono tre storie che si sarebbero dovute evolvere e poi incastrare. Ci siamo fermati per lavoro. Adesso lei è in Australia e nel nostro gioco di scrittura io sono quello che scrive la pagina dopo, quindi voglio aspettare che entrambi abbiamo le condizioni necessarie per continuare. La cupezza, comunque, è in tutti noi, no? È scomodo parlarne, ma mi piace. Welsh, Palahniuk, a me piace molto quel mondo.
Comunque si tratta di un dialogo tra te e lei, diciamo che la scrittura è la rappresentazione del vostro immaginario.
Certo, non avrei potuto farlo con nessun altro.
Non avevi paura, essendo un personaggio pubblico, di scrivere certe cose? Sei cosi libero di gestire la tua immagine?
Beh, certo, ho degli obblighi contrattuali e i limiti del comune buon senso. Rispetto massimo per chi mi dà il lavoro, per i professionisti che mi circondano e so che il rispetto è reciproco. Per quanto riguarda la mia libertà di pensiero non sarà certamente un programma televisivo a fermarmi. Ho una spiccata sensibilità per i temi sociali di una certa delicatezza, come le condizioni di vita in carcere o gli abusi in divisa. Mi capita di parlarne sui miei profili social e non credo di aver mai superato i criteri di un’osservazione civile e aperta al dibattito. Lo faccio per me e per il ‘popolo’, intendo per la gente. Mi piace l'idea di svegliare menti assopite e soprattutto mi piace essere vigile sulle ingiustizie.
E questa cosa da chi l'hai presa in casa?
A me devi spararmi per non farmi parlare. Questo è il carattere di mia madre. Mio padre è più diplomatico ma credo di andare oltre loro due. Non sopporto le ingiustizie. Non è ancora capitato ma farò delle figure barbine. Se vedo uno che picchia un cane in strada io vado e lo pesto.
Quindi la roba omosessuale di cui parli non è autobiografica? Prima parlavamo di trans e necrofilia, sei mai stato con un trans o con un uomo?
(ride) Sia chiaro, a me me piace la sorca. Certo è che ho girato il mondo, non vivo col paraocchi e ti dico mai dire mai. Non mi piace il pregiudizio, mi sono capitate situazioni goliardiche con amici dove c’erano anche trans. Non mi piace il pregiudizio, sono per la massima espressione della libertà, anche sessuale, e per il rispetto. Chiaramente penso che gli omofobi siano dei gran repressi.
Anche questa, quindi, è una tua battaglia di integrazione?
Sì, ti faccio un esempio. Amo molto la fotografia, mi piacerebbe realizzare dei progetti fotografici ma non ruffianate, per esempio mi è capitato di vedere lavori su drag queen, trans, prostitute e gay rappresentati come in un circo. Vorrei andare tutti i giorni a filmare, che ne so, una prostituta seduta accanto al fuoco di un bidone che batte e stare con lei, solo, nel silenzio, cercando di capire ma non capendo per forza. Non devi per forza capire, devi trattare una persona come un essere umano. Punto. Vorrei realizzare una Pietà di Michelangelo, un uomo che è Gesù Cristo ma tenuto tra le braccia da un trans che fa la Madonna. Però immagina il trans più bello che possa esistere sulla terra perché il mio sogno è che i superficiali siano tratti in inganno e abbocchino e pensino “che fregna”. Vorrei che si innamorassero di quella Madonna senza sapere che è una trans altrimenti la giudicherebbero e basta.
Noi abbiamo parlato di Dipré, che in questo mondo ci vorrebbe bazzicare anche se spesso prende delle derive tutte sue.
Lui è una persona totalmente spregevole però uno lo adora, non puoi resistergli.
Prima mi hai citato un libro sulla necrofilia che hai purtroppo lasciato sul bus Terra Vision a Londra.
Sì, “Necrophilia Variation”, lo trovi su internet. E’ un libro in inglese che dice che lo stadio ultimo dell’erotismo è la necrofilia. Racconta la parabola di un uomo stanco di rapporti sessuali con la propria donna prima e con donne molto belle dopo. La stanchezza, la ripetitività lo induce a spingersi nei meandri di se stesso, a esplorare le sue zone grigie. E allora prima c’è l’avventura col trans, poi la zoofilia e poi, come gradino più basso, la necrofilia. È obbrobrioso fare sesso con un morto, non c’è dubbio, ma il libro sposta l’asticella e sostiene che nulla impedisce di usare una parte di un cadavere come qualcosa che possa valorizzare quella persona e la sua memoria, senza metterla nel dimenticatoio per sempre. Così il protagonista decide di recuperare un femore, pulirlo per poi farne un dildo. Secondo lui un modo per evitare che quel corpo diventi cenere, così che quel cadavere continui ad avere una vita.
Madonna, sei attratto da sta roba?
No, no io sono attratto dal vero, odio le menzogne. Tutto quello che è fuori dalla realtà è menzogna.
Lo sai che ragioni quasi come un francescano?
Mi stai dicendo che sotto sotto ho il cristianesimo nel sangue? Non farti fregare, il cristianesimo si è appropriato di un’ideologia, quella della condivisione. Hanno fatto gli slogan. Prendi il gesto dello spezzare il pane e moltiplicarlo, un gesto su cui hanno il copyright. Quella è una tendenza insita nell’essere umano, perché se tu vuoi stare bene nel mondo devi dare. Ed egoisticamente devi essere felice tu di dare, perché siamo degli specchi e generiamo amore o odio a seconda degli altri, che a loro volta sono pure specchi. Insomma, se si è buoni e felici gira tutto meglio, no?
Minchia, sei totalmente un francescano. Il Papa ti piace?
Papa Francesco è una persona che, per quanto buona, non avrà mai il potere di restituire all’umanità quello che la Chiesa le ha tolto per millenni.
La lobby più potente al mondo dopo quella delle armi è quella del cibo. Un cibo che serve ad annichilire le persone, a farle ingrassare, a pompare la loro dipendenza da glicemia, grassi e zuccheri presenti in quantità tali nel cibo industrializzato da inebetire le persone. Ingozzata di veleno la gente pensa solo a magnà e rimagnà
Le paghi le tasse?
Io sì. Sappiamo tutti che l’Italia è uno dei Paesi con la maggiore pressione fiscale al mondo, la prima in Europa per tassazione sul lavoro. Ne paghiamo fin troppe e me ne sto rendendo conto ancora di più adesso che ho cominciato a lavorare con più costanza. Nonostante i miei tanti impegni professionali negli ultimi due anni mi è stato impossibile mettere da parte risparmi, il 60% evapora in tasse. Giusto pagare le tasse ma il nostro è un sistema complesso e macchinoso che deve sanare buchi creati da sperperi e ruberie precedenti e che non risolve il problema dell’evasione. Un cane che si morde la coda.
Ah, perché hai un contratto a progetto immagino.
Certo poiché do un servizio.
La gente penserà che ti sei messo a posto, che sei ricco, che tu non possa avere problemi.
Avessi lavorato all’interno di un ristorante qualunque, in una qualunque città, avrei guadagnato lo stesso, anzi forse qualcosa di più perché le tasse me le avrebbe pagate un datore di lavoro.
Hai ricevuto offerte di lavoro da ristoranti?
Sì, collaboro nei ristoranti di alcuni colleghi che stimo. Oppure fornisco consulenze come con chi mi chiede di rifargli il menù. E non mi dispiace prendere parte ad eventi, che ne so, se mi chiamano a parlare della cucina romana o a cucinare qualcosa di street. O a cimentarmi con la cucina di qualità che amo, ad esempio quella asiatica.
Come vieni percepito nel mondo della cucina fuori dalla tv? I tuoi colleghi nella mia testa sono Cracco & Co..
Ma no, non li conosco neanche. Io per colleghi intendo i cuochi che ho conosciuto nelle cucine. In tv io non faccio il cuoco ma il comunicatore e il mio messaggio è dire: la cucina va fatta se ha un senso, se è al servizio di qualcuno. Io cucino per le persone, per altri da me, non è che faccio il piatto per il “giudice” del talent. Ho bisogno di cucinare nella realtà e ho bisogno che cucini per me una persona in carne e ossa che voglia darmi qualcosa.
Sai, io lo amo un po’ Cracco. Quell’aria da sergente maggiore di Full Metal Jacket fa si che gli voglia bene. Lui fino a tre anni fa nessuno sapeva chi fosse e lavorava come un cane come tutti noi. Poi, dopo Masterchef, è diventato un vate ma nel mondo della cucina era già apprezzato.
Spetta, Spetta. Io sto dicendo che lui è totalmente diverso da me, sia perché è molto più bravo sia perché ha più esperienza. Pur non avendoci mangiato mi basta vedere il suo lavoro per provare un gran rispetto nei suoi confronti, come cuoco. Da ogni singolo gesto che compie in cucina, nelle poche immagini che ho visto, si vede che viene da anni di alta cucina e fa delle cose che a me magari non uscirebbero nemmeno tra anni.
Ci mangeresti da lui?
Io mangerei da chiunque, ci mangerei per la sua cucina non perché è Cracco di Masterchef. Anzi, tutto questo artificio commerciale che ha intorno, questo essere così esposto mediaticamente, forse, è anche riduttivo nei confronti del Cracco Cuoco.
E che ne pensi di quando fa bruciare le patatine col pomodoro sopra nella pubblicità?
Boh, quelle son scelte sue che io non avrei fatto. Come quell’altro che ha sponsorizzato la Coca Cola, nulla di più lontano dal cibo.
Ecco questo è un punto importante, me ne rendo conto al supermercato. Ti faccio un esempio: ogni volta che sono di fronte a una bufala campana la vorrei comprare ma poi penso ad Acerra, all’inceneritore, ai luoghi dove vengono prodotte e la rimetto giù. Quante delle cose che sono sugli scaffali di un supermercato ci avvelenano? Quante delle robe che ci stanno qua dentro mi fanno male? E il biologico? Se stai a Milano è già tanto se vai alla Sma sotto casa, come fai a mangiare decentemente? Gente che fa la liposuzione a 34 anni, panze, panini…
Non è vivere è sopravvivere.