O del perché i talent di cucina sono il momento più EDUCATIVO della programmazione televisiva nazionale.

Sono Ziggy Bauman di ‘sta ceppa!
8 Mar 2016

Non avrei mai detto che mi sarei potuto trovare in questa situazione, ma mi ci sono trovato. Nei mesi scorsi ho guardato spesso i reality di cucina. Anzitutto sono tornato su Gordon Ramsey e poi mi sono fatto le Cucine da Incubo di Cannavacciuolo e tutto Masterchef. Ora, non so cosa se ne dica di questi programmi su blog e quotidiani ma non me ne frega neanche un cazzo. Io penso che siano veramente importanti. Funzionano bene, sono completamente finti, è tutto pompato all’inverosimile (ma poi perché lo dite? Quando una cameriera piange disperata, quando un concorrente esulta, si vede che c’è verità, o siete dei maghetti dell’intelligence esperti in interrogatori? Perché voi sapete sempre tutto e non avete un dubbio MAI?). Ma non è questo ciò che conta. Quello che conta è la funzione che svolgono sui concorrenti. Più volte in questi programmi capita di vedere il cuoco famoso o il giudice che striglia il povero concorrente. Gli occhi di Cracco cattivi quando ti urla che cazzo fai il foie gras non si fa a pezzettini! Ramsey che non ha problemi a dirti «Sei un fuckin idiot».

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La mano di Cannavacciuolo

Beh, non so se ve ne siete accorti, ma oggi qua fuori, nel mondo reale, non ti capita spesso di sentirti dire frasi del genere. Nessuno è diretto, e chi lo è viene considerato uno stronzo. CI siamo abituati a tollerare i blogger saccenti, GENTE CHE FA IRONIA SU TWITTER, la Lucarelli e la Littizzetto  e i commentatori anonimi dei post, non tanto i troll, parlo proprio di pampacioni scemi che dicono la loro su tutto. E lo dicono in post che si confondono ad altre migliaia di post in una velocità impressionante e si perdono nel vuoto. Ecco ci siamo abituati a sentire l’opinione di qualcuno su tutto. Facebook docet. Però è molto più raro dire a un tuo amico: questa foto che hai fatto è una merda. La tua poesia? fa cagare. Il tuo pezzo? bleah. Non si fa. È come se il tasto del dislike nella vita fosse proprio diventato impossibile da cliccare. La gente ci rimane troppo male, ma al tempo stesso ne diventa dipendente. ho amici che si fanno fare il culo apposta perché non sono più abituati e dopo non ne possono fare a meno. Te lo vengono a chiedere. Oh, mi stronchi questo racconto?

[pullquote]Oggi un bel vaffanculo, fai cagare! non te lo dice più nessuno. Oggi è tutto TOP![/pullquote]

Se fino a qualche tempo fa il confronto poteva essere l’occasione di una crescita, l’uso promozionale di noi stessi sui social network lo ha trasformato solo in un’occasione di consenso. Sui social le tendenze degli argomenti la fanno da padrona. Piace a tutti la stessa roba. Si va a fittoni. È piallante. (ECCO QUI SONO ZIGGY BAUMAN DI STA CEPPA!) C’è l’iterazione solo col like. Col tuo si incondizionato, il tuo mi piace, a qualsiasi merdata il tuo vicino di web condivide. Questo atteggiamento che impariamo online, lo riportiamo poi nella vita. Io vedo già dei cambiamenti nelle relazioni umane dal 2008/2009 gli anni in cui in Italia ha cominciato a dilagare FB. Perché qualcuno ci ha convinto che avessimo bisogno di una vetrina (una ulteriore vetrina) per far vedere quanto valiamo, o quali sono i nostri lavori, le nostre idee. Ecco in questo amo che in un programma televisivo le tue piccole certezze (IO sono il meglio del mondo) vengano messe in discussione da un altro che ti dice: no, tutto quello che hai fatto fino a qui, non è niente. Devi disimparare tutto e ricominciare da zero. Perché la vita è così. È inutile che ti arrapi con la frase stay hungry stay foolish se non sei disposto veramente a essere curioso tutti i giorni. Ci siete mai stati negli uffici delle agenzie a Milano, tra i tipi esperti di marketing e comunicazione, tra gente che dice solo FIGATA!? È gente che sa TUTTO. Sono annoiati, boriosi, saccenti e non hanno mai letto un cazzo di libro in vita loro. Si fanno solo le seghe con l’Apple Watch e si geolocalizzano in SPA e ristoranti del cazzo. Poi vanno a lavoro al mattino e sfornano le idee bislacche che poi vengono iniettate nel cervello della gente (pubblcità, jingle, canzoni, prodotti)Ecco, quei tipi non se la saprebbero cavare 20 minuti in una situazione di emergenza. A quei tipi sarebbe utile che arrivasse che ne so Briatore (altro mito) e gli dicesse: la tua idea è una merda. È assurdo che sia Masterchef a svolgere una funzione educativa oggi, ma è così.

 

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Ecco tornando a Masterchef & co, non nego che mi sono commosso a vedere il ragazzino macellaio di 23 anni arrivare in finale, con tutti quegli sforzi fatti, con quelle pressioni subite, con l’aspettativa di beccarsi 100mila euro. Dei miei amici il 99 percento si è laureato con 110 e lode. A Lettere a Firenze facevamo esami così pacco che uno studiava 35 giorni di fila, un’altro 3, e sotto il 28 non lo prendeva nessuno. 28 a Lettere era come dire 18. Prendevamo tutti 30. Una volta mi ricordo che durante un esame pretendevo un confronto culturale col docente, un critico letterario vero oltretutto, ma lui aveva in lista altro 30 tizi e non ce la faceva proprio. Era un ometto gonfio, con due batuffoli di pelo e la cappella pelata nel mezzo che era staaaaanco. E niente mi dette 30. Guardo questi stronzetti di ragazzini sul tram che si sputano tra i piedi  dentro la carrozza e fanno rap brutto (madonna mia che merda quel tono rap dei rapper TIPO-SONO TOSTO-MI PIACE LA FIGA- TI RIMETTO A POSTO ma grazie al cazzo dai veramente vai) e penso che sia normale che lo facciano, ma che qualcuno a un certo punto li dovrebbe raddrizzare. Non so quanto le scuole lo facciano, non so quanto tutti i tizi che scrivono tweet e status lo facciano, non so quanto lo Stato lo faccia.  Nessuno lo fa.

[pullquote]È inutile che ti arrapi con la frase stay hungry stay foolish se non sei disposto veramente a essere curioso tutti i giorni.[/pullquote]

Almeno quando guardo Masterchef sento Cannavacciuolo che dice: ma che cazzo è sta roba? È sbagliata! E li almeno ecco, capisco. Capisco la realtà. Mi torna che esista il giusto e lo sbagliato. È tutto più semplice così.

Ray Banhoff

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