Sono nato in un posto storicamente di destra. Non destra estrema, niente Forza Nuova o cagate del genere, al massimo qualche ultrà. Era una destra di finiani, tizzi ibridi tra Forza Italia e Storace degli anni 2000 (ora sembra un Che Guevara popolare in confronto). Non è stato male crescere in un posto di destra, mi è servito. Perché pensavo di avere di fronte a me il nemico e allora mi ingegnavo per ribaltare l’equilibrio. In realtà questi sono concetti veramente appartenenti a un altro tempo e a un altro me. Una sera mi ricordo che in piazza venne fatto il concerto del Primo Maggio. Fu fantastico, perché era la sera del 30 aprile. Pensate che potenza questo concetto: si festeggia il primo maggio, ma il giorno prima. In realtà il concetto era chiaro: il primo maggio voi pulciosi comunistelli del cazzo lo andate a fare in culo in un altro comune, che qui c’è il turismo e voi con la vostra musica di merda rompete i coglioni. Che in parte è vero, il concerto andava fatto in piazza e la piazza era il luogo di struscio con i negozi e quindi la nostra presenza avrebbe sicuramente ostacolato la buona gente che voleva stare tranquilla. Suonava il gruppo di un mio amico, una banda di smidollati vestiti di lana cotta e pantaloncini peruviani. Gente che sa di incenso per citare una mia amica psicologa. Nel gruppo c’era una finta figa che suonava il flauto ed era molto autoritaria, ma tutto si reggeva perché il cantante era flippato di combat folk e De Andrè. Madonna santa se ci penso oggi muoio da ridere. Il combat folk a Montecatini. Nemmeno Zappa sarebbe stato tanto sovversivo. Comunque niente, la band suonava di sera in quella piazza di destra, di fronte agli sguardi schivi dei tassisti e del tabaccaio. Alcuni vecchi, molto scettici, sedevano in ciabatte e magliette unte, sulle panchine dell’aiuola. Era tutto abbastanza noioso. Non c’erano nemmeno le solite escort con i mariti di tizie lasciate a casa sole ad aridire chissà dove, perché il nostro brusio azzerava il livello di tutto. L’ex sindaco, un vero fascio, nonché ex preside del liceo scientifico, guardava la scena dal balcone del suo mega appartamento sulla piazza.
A una certa, si vede che si era rotto i coglioni, uscì fuori e fece un cenno ai vigili urbani. Il vigile 1 guardò il vigile 2 e mossi da orgoglio militare, staccarono la corrente. Così il concerto finì. All’inizio fu lo stupore, poi l’indignazione. Eravamo trenta stronzi che fumavano le canne e cercavano di lumarsi un paio di fighe (letali fighe di sinistra piene di principi e inavvicinabili, fighe con un folletto tatuato sulla caviglia o un funghetto psichedelico) e quindi era l’occasione buona per fare un casino. E allora cominciammo a protestare. E qui inizia il vero racconto. La protesta fu fatta a sfottò, con cori contro il balcone del fascio e il cantante del gruppo che armato di sola chitarra acustica scese dal palchetto fino in mezzo a noi per cantare LO STESSO ANCHE SENZA AMPLI. Capite, un po’ Bono Vox, un po’ total rebel. Madonna mia che robaccia. Le fighe sembravano gasate e tutti scuotevamo la testa contro quel posto di merda. Che schifo, bleah, provinicia del cazzo un giorno ti manderemo tutti a fare in culo. E a quel punto entra in ballo uno della sinistra giovanile. Si a quel tempo si usava militare nella sinistra giovanile, un giochino per i figli dei comunisti, tipo un club delle giovani marmotte. Li le fighe erano più decorose. Niente noi ci rivolgiamo al tizio della sinistra giovanile che in realtà aveva anche organizzato tutto e lo incoroniamo subito come leader della rivolta. Allora che facciamo? continuiamo fino a domattina, facciamo casino, gli imbrattiamo la porta, facciamo la guerriglia? E lui che era più giovane di noi ma faceva già politica, cominciò a mediare. All’inizio non capivo, poi mi resi conto. In pratica non andò nemmeno a parlare coi vigili, anzi mi pare di ricordare che si scusò con loro, mentre a noi chiedeva di essere superiori. Di non fare casino. Era come se ci dicesse, su ragazzi dai non facciamo storie andiamo a letto ci hanno fatto giocare fin troppo.
A quel punto entra in scena Che Guevara. Un ragazzo di cui non ricordo il nome ma che ai tempi era molto conosciuto. Lo chiamavano Che Guevara perché aveva sempre il basco con la stellina come il Che ed era identico al leader cubano. Era marcissimo. Spacciava un fumo letale che gli arrivava da chissà quale giro. Aveva sempre il cilum con se e ricordo anche diverse sere a giro con lui a fumare. Per diversi mesi sparì per andare in India, o almeno così dicevano. La leggenda narra che fosse andato sul monte Ketama per imparare a fare il fumo e che fosse tornato pieno di ovuli di charas per occupare una casa sulla stradina che porta in montagna. Aveva una voce pazzesca, tutta roca, era alto come un luccio in piedi, tutto peloso, denti storti e capelli lunghissimi ma già pelato. Sembrava che avesse 15 anni più di quelli che aveva, ma era uno ganzo. Non ricordo molte cose su di lui ma mi pare che si fosse anche battuto con gli sbirri o cose del genere. Insomma era veramente un personaggio. E niente mentre il ragazzo della sinistra giovanile cercava di gestirci noi che ormai lo stavamo vessando arriva Che Guevara. Era anche lui un militante quindi il giovane politico lo saluta con un sorriso sperando nel suo aiuto ma lui si ferma, gelido come un palo nel mezzo della tundra, con l’aria da Il Signore degli Anelli. Li apre la bocca e lapidario dice: Io spero solo che tu moia! fu una frase bomba, sibilata con un odio vero, talmente viscerale che mi è rimasta dentro per anni. Il giovane politico la incassò senza battere ciglio, cercando di circuire il ribelle della montagna con frasi come: no dai non fare così, ragazzi dobbiamo essere uniti, vogliono metterci uno contro l’altro. E bla bla. Poi niente, andammo a casa.
oggi quel ragazzo è in parlamento ed è uno dei nomi di punta del futuro politico italiano, io non l’ho più seguito, non so praticamente niente di lui. Il ribelle anche lui non so che fine abbia fatto. Il fascio penso sia morto. Il gruppo combat folk non esiste più e Montecatini è sempre un posto abbastanza di centro destra come mentalità. Può vincere anche la sinistra ma rimane un posto di centro destra. E questa storia mi fa pensare alla politica e poi ci scrivo un post che è il continuo di questo.