Credo che se dovessi affiancare qualcuno in una rissa, sceglierei senz’altro il dottor Raoul Duke. Raoul Duke? Chi? Ma ovvio! Un maledetto scalcinato giornalista e scrittore, il cui vero nome è mitologico: Hunter S. Thompson.
Hunter S. Thompson se n’è andato sotto terra nel 2005. Un proiettile 45ACP sparato dalla sua Smith & Wesson 645 gli ha lasciato un foro nel cranio di quasi un centimetro e mezzo. Il freak che sparava alle iguane nel mezzo delle strade assolate del Nevada, in preda alla scimmia totalitaria, ha deciso di morire da vero uomo. Un colpo e via. Non fa nemmeno male, non come spararsi al cuore. Il cervello come una noce di cocco che esplode e frammenta neuroni, ippocampo e corteccia cerebrale sul tuo parquet in teak thailandese. Quindi ormai è morto, no, chissenefrega?
Dicono che, volendo, l’unico modo per sopravvivere all’inesorabilità del tempo sia scrivere libri, o forgiare un figlio col tuo stesso codice ribonucleico e col tuo cognome di guerra. Hunter dovrebbe essere un sopravvissuto, allora, perché il figlio Juan porta il suo nome e i suoi manoscritti sono tanti e incisivi. Non Italia. Perché sì, dio cristo, siamo capaci di mandare alle stampe libri flosci e marci come una banana rimasta tre mesi sotto i raggi del sole d’agosto, ma non c’azzardiamo a ristampare e curare i libri di uno scrittore, Hunter S., sottovalutato e sfruttato esclusivamente per l’effetto-Hollywood del filmazzo Paura e Delirio a Las Vegas, protagonisti un Johnny Depp tirato all’osso e un Benicio del Toro avvelenatissimo.
[pullquote]HST metteva a nudo gli incravattati e i loro faccendieri con un’ironia spiazzante. Merita rispetto solo per questo[/pullquote]
Paura e Disgusto a Las Vegas, edito da Bompiani, è l’unica opera narrativa in circolazione del bevitore di bacardi. Almeno da noi peninsulari. È un libro degenerativo. Nel senso che Raoul Duke e Oscar Zeta Acosta, l’avvocato samoano di Hunter, in preda alla fattanza guardano il mondo patetico e dorato di Las Vegas, Sin City baby, dove dei turisti grassocci del Wisconsin si masturbano mentre osservano un orso polare che sodomizza due donne al Circus-Circus. Un libro che consiglio di cuore sebbene il mito Americano sia tramontato molti anni fa. Anche perché le pagine sono impreziosite dai disegni a china di Ralph Steadman, un artista da ischemia. Allucinogeno.
Il problema si pone qualora l’individuo x, accattivato dalla prosa torbata del buon Hunter, decidesse di comprare il romanzo annegato nel Bacardi e nelle acque trasparenti di Puerto Rico, Le cronache del rum. Edito dalla defunta Baldini-Castoldi-Dalai (ora rinata senza la “D”, scannamento modality on?), il libro è irreperibile. Peggio di Vratislav Gresko sulla fascia dell’Inter di Cuper. Qualche giorno fa avevo deciso di spulciarmi il web alla ricerca di un’opera, una fottutissima opera riconducibile ad Hunter S. Thompson. Facendo mente locale, avevo deciso affidarmi ad Amazon, ebay e al sito Feltrinelli online (che mi ha fornito gemme inusitate che MAI avrei sperato di trovare da loro).
[pullquote]Uno schizzato mente persa come HST merita di più. E sì che di carta al macero ne mandiamo, tra Cuori Primitivi e Nerchie Sbiancate[/pullquote]
Oh, ragazzi, una depressione tridimensionale che mi colpiva a pugni sugli incisivi. Screwjack, raccolta di racconti gonzi, è in vendita a 160 euro. Copia introvabile. Prezzo da rapina a man’armata in un market gestito dai cinesi su viale Abruzzi. Gli altri titoli, dai saggi ai reportage che resero Hunter il creatore del GONZO JOURNALISM (tipo Hell’s Angels, esplorazione anatomica nel mondo della sottocultura dei bikers rozzi e crudeli), sono tutti – e non sto esagerando – FUORI CATALOGO. Si salva Hey Rube. Sport violenti, la dottrina di Bush e la spirale discendente dell’idiozia. Storia moderna dalla pagina dello sport, compendio architettonico delle esperienze personali dell’autore, e delle vicissitudini della sua madrepatria, durante il regno di paura dello squalo bianco George W. Bush. Hey Rube! è stampato dalla Fandango e ho deciso di comprarlo, perché appunto trovare qualche riga di HST è difficile e quindi meglio accaparrarsi subito il manoscritto.
Ora, io non so quanti autori siano tradotti male, siano tradotti alla cazzo di cane, NON vengano tradotti affatto nel nostro splendido invetriato paese. Leggo pochissimo i contemporanei. Però credo che uno schizzato mente persa come HST meriti di più. E sì che di carta al macero ne mandiamo, tra Cuori Primitivi e Nerchie Sbiancate. Cristo, è chiaro che ciò che conta nell’industria editoriale è il guadagno. Lo capiamo, lo capiamo! A noi ci gettate in pasto giusto qualche operetta morale degna di nota e alla plebe vanno gli scarti, che però sono una moltitudine. Lo capiamo, eh, sappiamo che volete il portafogli sempre carico carico di sterline. Ma per carità, sciacquatevi la bocca con un autore Cazzuto, e la C maiuscola non è casuale. Investiteci due lire su. Assurgere a mecenati farà bene alla vostra anima.
Perché è indegno tumulare Hunter S. Thompson così, come se la sua influenza avesse avuto la durata d’un piccolo fuoco nel cielo incatramato. È stato molto di più, HST. Ha delineato una cattedrale prosaica per uno stile giornalistico che ora cerca di copiare mezzo miliardo di giovani. Riusciva a centrare il bersaglio senza dileggiarne la carne ormai sconfitta. Metteva a nudo gli incravattati ed i loro faccendieri con un’ironia spiazzante. Merita infinito rispetto solo per questo.
Uno shot di rum in onore del Gonzo.
E mandatelo alle stampe! Altrimenti i diritti d’autore ce li compriamo noi di WNR, eh!