Bar Degrado – foto Banhoff
Le cose migliori le scrivo sempre
il giorno dopo,
quando ho la testa vuota
i polmoni pronti a esplodere
e il magone nel petto,
quando tornano a trovarmi le scene della sera prima, scene di lotta
contro il degrado
contro il declino,
la buona creanza, la giusta distanza
le sane abitudini
un demone che bussa bussa
e ogni tanto zampilla,
quasi sempre zampilla,
fuori dagli occhi, fuori con la voce, fuori con la rabbia, su un divano blu, su capelli ricci, su abiti neri
È morto Pinketts ieri.
Correvo tra la gente davanti al bancone di un bar, lo dicevo a chiunque, ma nessuno sapeva chi fosse, nessuno poteva condividere con me un vago senso del dolore.
L’ho incontrato ubriaco in un bar mentre una laggiù squirtava
e Banhoff se ne andava
e Toni la fotografava
e io mi scansavo.
L’ho rivisto in un altro bar.
Con sé aveva una borsa e dentro la borsa un quaderno con tutti i ritagli dei giornali che parlavano di lui.
Così era messo.
Con un cappello, un sigaro, una mascella shiftata, una parlata zoppa, sbiascicata.
Non mi ha mai detto niente di interessante. Ha sempre bevuto per trovare qualcosa di interessante da dire.
E ha sempre bevuto tanto.
I suoi libri facevano cagare.
Così cagare
che lo volevamo intervistare
ma poi abbiamo cambiato idea.
Era un disperato come era disperata Milano una volta, un disperato come me, come noi, come chi sa che
la speranza non vale
e annaspa
mentre crede di nuotare
Bar Degrado – foto Banhoff
Siamo senza riferimenti.
Chi li trova guardando i riflessi
di un bicchiere,
in un sapore amaro, foglie di sigaro dimenticate tra i denti
e sbavate mentre le pupille
si incrociano; chi lavorando
lavorando lavorando
per non sentire il rimbombo
vuoto
della solitudine;
chi piangendo
perché teme il giudizio
o solo per conquistare
due braccia a caso,
un calore,
per sentirsi a casa
Io voglio avere a che fare
con chi ha fame
Con chi alle tre notte
non trova una strada
e lancia taralli in bocca alla gente
Chi non respira per lo spumante
che gli finisce nel naso
Chi è molesto
E fuori contesto
Vestitevi bene, voi
Mettetevi la camicia stirata
Le scarpe di camoscio
Fate i discorsi seri, voi
E andatevelo a prendere nel culo
Fate gli auguri alle persone giuste
Riempite i centri commerciali
O i corridoi della Feltrinelli
Ballate pure pessima musica
Ballate male pessima musica
Io vi ho sempre amati
anche se non siete come me
accendetevi come le luci di Natale
e brillate fino a esaurirvi
fino al cortocircuito
una voce flebile in fondo al buio
non la riconoscerete
perché è la verità
Io vi ho sempre amati
perché sarete come me,
disperati