Venerdì di Repubblica pubblica la nostra foto di Diprè senza citarci. Capita di continuo, quindi, dopo email e ore di conversazioni tra di noi, abbiamo deciso di parlarne con voi, ma senza menarvela o piangerci addosso

Ama il tuo nemico!
3 Set 2015

Sono mesi che abbiamo messo online WNR e mesi che le nostre foto vengono pubblicate senza nessun permesso da quotidiani nazionali e magazine. Prima Dagospia – che continua tranquillamente ma vabbè quasi ci sta – con le foto fatte a Massimiliano Parente, poi usciamo su un quotidiano e nemmeno li veniamo citati, mi pare fosse Libero. Per non parlare dei link. Il link non viene mai messo. In questi giorni una nostra foto di Andrea Dipré è su Venerdì di Repubblica. Se la sono presi senza citarci. Come ormai sempre succede, in Italia se esce un pezzo su Diprè, cinque volte su dieci la foto è presa da Write And Roll. Fino a che lo fa un blog ok chi se ne frega, ma il Gruppo Espresso…

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Vedete, non è un problema. Anzi da una parte è pure una soddisfazione perché significa che quello che facciamo funziona. Però ecco, noi già lo sapevamo che funzionava.

Il fatto è che questo ritratto di Diprè nessun photo editor lo avrebbe mai commissionato. È così duro, così potente, così lucido…ed è il lavoro di un gruppo di professionisti (noi) che sfocia nell’estro eclettico di Giorgio Serinelli, il fotografo, a cui facciamo un bell’applauso. Anche voi da casa, prego.

[pullquote]Noi non pubblicheremmo mai una foto di Repubblica, non per motivi etici, ma perché non ci serve. Non dice quello che diciamo noi.[/pullquote]

Non siamo qui per dibattere su quanto sia ingiusto che il settimanale di uno dei più importanti quotidiani europei abbia pubblicato una nostra foto senza ne’ pagarci ne’ citarci. È che oggi tutto è così connesso/connettibile, ribloggabile, retwittabile, linkabile…che fa ridere. Diciamo che è una piccola prepotenza.

Beh per non essere malevoli potremmo dire che è stata una svista, magari un redattore in fretta e furia ha chiuso la pagina dimenticandosi di citare la fonte. Ma io non credo nel caso. Mai. Tutto succede per un motivo.

Se ci stessimo occupando di un crowdfounding per un progetto carino adatto ai social o se avessimo fatto un video virale che fa tanto ridere e viene condiviso da tutti, sarebbero venuti a intervistarci a casa. Ma noi siamo colleghi e in questo settore funziona così. Oltretutto siamo i colleghi un po’ sfigati perché siamo il web e il web tira meno, rende meno, conta meno. Questo per loro, quelli della carta stampata, che infatti annaspano tanto per la crisi si, ma delle idee. Questa mancata citazione svela qualcosa di più profondo, un non detto troppo rumoroso per non essere notato.

Questa foto è la nostra visione del mondo dell’editoria e dei media, è il nostro manifesto. Noi possiamo permettercela, non è un colpo di culo. Nel testo viene pure citata, con tanto di una motivazione che dimostra solo una cosa: chi l’ha scelta non l’ha capita. Si è scelta una foto con la classica cascata di spaghetti dalla bocca. Perché in fondo la pastasciutta sdrammatizza e ridimensiona tutto, ma non l’ombra che si staglia tra collo e orecchie del soggetto scrive Ceccarelli. Eh no! Proprio non l’avete capita voi che l’avete usata. Noi non volevamo sdrammatizzare niente, noi volevamo proprio indagare in quell’ombra.

Poter fare un ritratto come questo è il motivo per cui abbiamo aperto Write and Roll. Volevamo una rivista nostra che fosse diverse dalle loro, non la potevamo stampare e ci siamo fatti un sito. E siamo tutta gente che lavora nei media e che fa qui, nel tempo libero, quello che al lavoro non può quasi più fare: ovvero ci divertiamo. Noi non pubblicheremmo mai una foto di Repubblica, non per motivi etici, ma perché non ci serve. Non dice quello che diciamo noi. Sono foto vecchie, che parlano di cose noiose che non sono nella realtà, sono foto dei giornali…è la old school. È anche normale che un gruppo editoriale che ha speso anni, pagine, soldi, chiamato in causa filosofi, pensatori, economisti, sociologi, per parlare di precariato, crisi, fuga di cervelli, poi compia un torto nei confronti del figlioccio minore, il blog. Andrebbe chiesto a uno psicanalista cosa significa, ma succede ogni giorno la fuori. Succede alle elementari tra quello che fa la quinta e quello che fa la prima, succede al semaforo, in cassa a pagare le bollette etc.. Perché il mondo va così e la vita va così e chissà quanti cazzi hanno quelli dei giornali per starsi a sbattere per quelli dei blog. E giuro che lo capisco.

Tuttavia noi sarebbe stato bello essere citati, ci poteva portare nuovi lettori. Repubblica lo sa. Eppure…eppure non ce la fa proprio a fregarsene di quel figlioccio minore e un po’ incomprensibile, il blog.  Solo perché non lo capisce realmente.

Questo post chiaramente non è fatto per far polemica. Questo post potrebbe passare inosservato nella massa degli altri post. Oppure potrebbe essere l’occasione per iniziare qualcosa di bello assieme, che ne so anche un dialogo.

Ray Banhoff

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