Stando ai racconti della moglie Joan, l’amore di Burroughs verso i gatti è sempre stato immenso. I piccoli animaletti spirituali, come li chiamava lui, gironzolavano per la casa assieme ai bambini in totale armonia. Certo c’è stato anche un periodo buio in cui Burroughs era sotto l’effetto continuo dell’eroina e si racconta di quando li legava alla maniglia della porta del bagno per le zampe, ma c’è da capire il contesto delirante di quei giorni. Tuttavia, da Tangeri al bunker dei suoi ultimi anni, da Città del Messico a Saint Louis, i felini hanno sempre accompagnato Burroughs e tra le cose più intime, realistiche e per una volta non auto riferite che ha scritto c’è Il gatto in noi (Adelphi). Procuratevelo.
e per voi temerari che siete arrivati fin qui ecco un premio…
«Da quando ho adottato Ruski, i sogni coi gatti sono vividi e frequenti. Spesso sogno che Ruski è saltato sul mio letto. (…) La Terra dei Morti… Olezzi di scoli fumanti, di gas e plastica che brucia…chiazze d’olio…montagne russe e ruote panoramiche ricoperte d’erbe selvagge e rampicanti. Non riesco a trovare Ruski. Lo chiamo… “Ruski! Ruski! Ruski!”. Un senso profondo di tristezza e di presentimento. “Non avrei dovuto portarlo qui!”. Mi sveglio che le lacrime mi corrono giù per la faccia»
«Il gatto non offre servigi. Il gatto offre se stesso. Naturalmente vuole cura ed un tetto. Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici. Per capire una questione antica, bisogna riportarla al presente. Il mio incontro con Ruski e la mia mutazione in uomo-gatto rimettono in scena il rapporto tra i primi gatti domestici e i loro protettori umani»
Comprate il libro va…