5 anni di Write And Roll Society, la società nata cento anni dopo la nascita di W. S. Burroughs. Uno dei primi ricorda noi: un incrocio tra un gruppo di diciottenni che si sono appena sverginati e una brigata terroristica che deve vedersela nel mezzo della giungla nemica. «Oh, tanti auguri merde. Calatevi un boilermaker al pub in nostro onore. Whisky alla goccia e birra lager»

Che Hank sia con voi
13 Feb 2019

E io rimpiango il capitano di ‘sta nave
Tu l’hai diretta come Barker ha diretto Hellraiser
Tu ci hai diretto come barche fino al campobase

Ogni tanto mi piglia il nervo e durante una lezione piuttosto noiosa di “Tecniche e Principi della Segmentazione”, con la prof che è la classica arrivata expat che tiene oramai un mezzo odio verso il sistema Italia, diffuso e generalizzato, solo perché insegna in qualche università della bassa Francia, beh ecco è in questi momenti che mi fiondo sulla tastiera del mio Asus da competizione (vetro spappolato, incrinato all’angolo sx, con tutta probabilità una manata mentre mi giocavo il buco su un inutile Watford – Burnley) e digito www.writeandrollsociety.com, sì, da compulsivo, e mi rileggo tutte le stronzate di Moreno, di Banhoff; i soliloqui di Dany, Marco ‘u sard’ che si sminchia e arrabbia per il pezzo Ape Maya Troya; le incursioni di nomi che sono rimasti forse per uno due articoli e poi spariti, ma che hanno lasciato il segno.

Write And Roll.

la society quasi al completo: da sx, in piedi: Alberto Capra, Dal Buono, Giò Serinelli, Alberto Gottardo. A sedere, da sinistra: Banhoff, il lobotomico Monfredi, Pisto.

[pullquote]Noi, che siamo sempre stati i figli di bastarda, i guastafeste, che fine abbiamo fatto? Siamo genialità dissipate su codici HTML, pezzi di vetro sotto i polpastrelli di chi li ha scritti… ci vedo tutti un po’ smembrati, noi Gang di WNR[/pullquote]

Da poco c’è stato l’anniversario. Cinque anni di Write and Roll Society, la società nata cento anni dopo la nascita di W. S. Burroughs. Io ci sono arrivato perché… non ricordo, cazzo. Ah sì, mi sa che fui uno dei ventimila e passa che condivise l’intervista Gonzo (G maiuscola non casuale, pivelli) di Moreno P. con Andre Dipré. Ve lo ricordate Dipré? Cazzo ha segnato il mio quinto anno di liceo. Il prof di storia dell’Arte spiegava e noi al primo banco a pensare alla buonanima di Osvaldo Paniccia, alle sue facce da sincope e al suo fratturato soffocato “l’arteshhh… è una cosa seria… una cosa molto seria… non va presa sottogamba…” che poi è anche corretto ma a 18 anni c’hai il taglio alla Trevis Bickle in taxi driver e te la fai coi collettivi antifa della tua città e quindi che fai, non ridi davanti ad un pensionato che sta morendo in diretta? Vabbè.

Niente, post lettura Dipré mi fleshai con gli altri articoli. Leone di Lernia, le burroughs gallery, i pezzi su Bukowski. Pezzo impegnativo quello su Kurt Cobain di Banhoff. Lo leggevo e cristo, sembrava così sentito, così da sborrata… le foto erano assurde, sembrava quasi che Ray avesse vissuto pett’a petto con il Dio del Grunge.

Oh, dissi tipo in chat a WNR su facebook, siete forti. Posso scrivere o è un progetto chiuso?

Vai vai, scrivi disse un BOT artificiale, o forse era quel piscio di Moreno.

E esordii con una piccola coltellata intercostale, TARANTO, un viaggio degrado ai margini e nel culo della mia città.

Mi chiedo spesso come vada ai ragazzi di Write And Roll. C’è un sodalizio tra noi, un’appartenenza, che è difficile da spiegare. Io, che ho giocato a calcio e ho militato in diverse formazioni di tifo da spalto, posso dire che è un incrocio tra un gruppo di diciottenni che si sono appena sverginati ed una brigata terroristica che deve vedersela nel mezzo della giungla nemica e cristo se sono cementati tra loro. Non ci chiamiamo, non ci sentiamo spesso, ci tracciamo attraverso i radar di instagram tipo “oh Banhoff ha messo like al video dei canini e Pisto ce l’ha fisso alla Emrata”, ogni tanto ridiamo e ci prendiamo per il culo. Rileggo a scarrellata nel cranio le loro riflessioni, le loro paure. Penso che forse siamo tutti un po’ legati. Forse qualche danno di circuito generale ci accomuna.

WNR è acqua santa nel deserto, ma il cazzo è che sei tu l’unico disadattato che ha bisogno di acqua per bere; il deserto non è deserto ma è abitato da un miliardo di locuste androidi che fanno a meno dell’acqua.

La gente legge poco, legge male; la gente legge e vede i film solo per evitare di fumarsi la dodicesima e la tredicesima sigaretta del giorno; la gente non sa che l’intelligenza artificiale è una realtà e che Alexa, l’assistente di Amazon, è programmata per mentirti. Cioè tu le chiedi “Oh mongopongo prendimi una cassa di Rocchetta” e magari Rocchetta non sta nel programma Prime di Amazon sicché ci sono altre etichette che hanno la precedenza. Che fa Alexa? Pure che la Rocchetta sta bella stoccata in qualche hangar dalle parti di Termoli, la nostra Al ci mente e ci dice “non è stoccata, sorry mate. Ti va una Sant’Anna?” e tu che stai con la bava alla bocca fai “ok, ok”. Non è questione di risparmio economico. E’ quello che c’è dietro.

Marco Rosella, l’art, palleggia alla brutepoque

La gente si accontenta del libro sciallo, che ti fa dormire bene, che “guarda ho finito un libro bellissimo!” “ah e come si chiama?” “eeeeh aspè parlava di… non me lo ricordo”.

La gente che vive di… bah, creatività?, a parte i pesi massimi, quelli che sono bicipiti tesi e cazzo di marmo, ecco, la maggior parte di chi vive di creatività scende a compromessi e livella sulla merda i contenuti di ciò che vuole dire. Fa un gran lavoro di taglia e cuci, di scrivere fotografare cantare dipingere quello che la gente vuole sentirsi scrivere fotografare cantare e dipingere.

E intanto ci vivono…

E noi? Noi, che siamo sempre stati i figli di bastarda, i guastafeste rompicoglioni a tratti pacifici buddha a tratti bulli del cazzo di quartiere, che fine abbiamo fatto? Quelli che ti dicono che la Nave di Teseo è svecchia da morire? Che Moresco Scurati e Piperno e Genna dovrebbero smetterla di fare i pagliacci? Che l’ultimo libro di De Carlo fa cagare? Beh, che stiamo combinando?

[pullquote]WNR è acqua santa nel deserto, ma il cazzo è che sei tu l’unico disadattato che ha bisogno di acqua per bere; il deserto non è deserto ma è abitato da un miliardo di locuste androidi che fanno a meno dell’acqua.[/pullquote]

Vedo in write and roll quello che poteva essere, quello che si poteva realizzare con una perseveranza da pugile incassatore, che ti sfinisce e ti lavora ai fianchi e alla fine riesce ad unificare tutti i titoli delle varie federazioni pugilistiche.

Invece siamo così. Eterni Recoba. Viziosi Adriano de Leite Ribeiro. Fotocopie dell’Hunter S. Thompson dell’ultima ora. Genialità dissipate su codici HTML, pezzi di vetro sotto i polpastrelli di chi li ha scritti… ci vedo tutti un po’ smembrati, noi Gang di WNR. Ci vedo i miei tentativi di tirar fuori qualcosa di buono da quello che vedevo e che vivevo e che avevo vissuto interiorizzato e sputato senza troppa convinzione… ci vedo delle punte di profetismo… doppipassi di Moreno, Tackle di Piovino, i lanci lunghi dalle retrovie di Banhoff. Marco Rox che ci tiene incollati come marionette con i suoi magic tricks da genio malvagio dell’Internet. Le mie spazzate da difensore centrale.

Poi, questa è la mia percezione. Ognuno si tocca il proprio cazzo, per dirla con stile da Hell’s Kitchen. Io, che a 24 anni sto frequentando un master a Roma, in una privata che è sulla bocca di tutti e tenta di riprodurre a campione il modus vivendi dirigenziale italiano, in WNR ci vedo davvero quello stile… Gascoigne, Vendrame, Owen, Zigoni.

Ora… non è autocommiserazione. Se mi autocommiserassi direi “oh mio dio perché non riesco a fare ciò che mi piace è tutta colpa della società della mia famiglia mmerde”. Invece no. Sento solo la mano callosa di Bukowski alle spalle, che mi tuzza e mi fa

if it doesn’t come bursting out of you
in spite of everything,
don’t do it.
unless it comes unasked out of your
heart and your mind and your mouth
and your gut,
don’t do it.

E mi sento uno stronzo, un cesso di merda che non ha insistito come avrebbe dovuto. Nulla avviene per caso, signori. Certo, ci sta che la persona giusta tu la incroci al momento giusto sicché ehi visto?, mi ha proposto un lavoro in quella casa editrice e sai… no. Non è che capiti di diventare un fenomeno. T’là fadià, si direbbe a Taranto. Te lo devi lavorare. Charles Bukowski ha mandato lettere sigillate con dentro suoi racconti e sue poesie per tempo immemorabile a una quantità immonda di editori. Rifiuti. Non vali un cazzo. No, grazie. Forse più in là.

Pisto prega, Ban lo bacia. in primo piano la cover del librone, l’unico by WNR (per ora)

Pozzecco, medaglia d’argento con l’Italia di Basket assieme a Chiacig e altri dei, nel 2004 ad Atene, ha detto qualcosa che potrebbe essere riassunta come un “basta con la retorica dei talenti perduti, del “se avessi avuto la testa…”. Che cazzo significa? O ce l’hai o non ce l’hai, la testa. Anche se fai casino, se ti piace la figa, se ti piacciono le feste, devi tenerne conto. Essere uomo di merda e incapace di emergere nonostante un talento mostruoso, beh, non esiste”.

A un certo punto del pezzo di Pozzecco, una vera bibbia da stamparsi, dice “a quelli che raccontano di aver sfiorato il successo: se non ci siete arrivati perché avete avuto paura di diventare marmellata, di esporvi a figura di merda e morte totale: ci sta, lo capisco. Ma se volete dare la colpa all’universo oppure alle feste, lasciate stare per favore”

Pozzecco e Bukowski forse avrebbero avuto delle prospettive comuni.

[pullquote]Non ci chiamiamo, non ci sentiamo spesso, ci tracciamo attraverso i radar di instagram tipo “oh Banhoff ha messo like al video dei canini e Pisto ce l’ha fisso alla Emrata”[/pullquote]

La mia storia con WNR, con la scrittura cattiva, con ‘sto mondo in generale, sta in ‘ste condizioni, per il momento. Ne capisco la deflagrazione, la potenza, la bellezza, e però boh, chi ci vuole sta dietro poi?, e si indugia in una canna eccessiva in una nottata a guardare quel cavallo dimmerda di Bojack Horseman che continua a impanicarsi… e ci pensiamo domani a svoltare con WNR. E ci pensiamo domani a riportare su carta quello sguardo ossessivo di quella ragazza; lo butti giù domani quell’appunto sul lavavetri abusivo che all’angolo della Nomentana con via Asmara viene preso a bottigliate da una macchina in corsa… scriviamo tutto domani. Domani inizi anche a scrivere quel raccontino là cyberpunk sulla droga sintetica e sulle prostitute robot nei bordelli e poi esordirai in Marsilio come il tuo scrittore vate Cosimo Argentina e…

E no.

Non funziona.

A quel punto chiudo Chrome, chiudo il pc, mi rimetto ad ascoltare le chiacchiere della prof expat di “Tecniche e Principi della Segmentazione”. E prendo appunti su come si passi dal segmento al target reale.

E’ andata così.

Piangersi addosso non serve; accendersi un’altra sigaretta e pensare a quando stavi in un momento che ORA reputi migliore di quello che vivi ADESSO, non serve nemmeno.

Tocca scannerizzare l’ambiente; guardarsi dentro e dire cosa c’è che non va. Non fa nemmeno male, dopo. E’ solo l’inizio che non lo capisci.

Oh, tanti auguri merde. Calatevi un boilermaker al pub in nostro onore. Whisky alla goccia e birra lager.

Che Hank sia con voi.

P.s: vedo un netto parallelismo tra Bukowski e Bojack Horseman.

Non c’entra un cazzo forse è il thc o la stanchezza o entrambi… ma in WNR coesiste questo spirito sputtanato. Non so come formalizzarlo… forse non ho fatto abbastanza psicanalisi.

“Dillo a parole tue!”

Vabbò…

Lorenzo Monfredi

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