Tutti lo postano ma nessuno ve lo spiega, quindi ci pensiamo noi.

Chi c’è dietro al video di De Niro contro Trump?
9 Ott 2016

In questi giorni sta girando tanto online il video di De Niro che attacca Trump. Fa un certo effetto, si tratta di osservare una delle icone sacre del 900 che distrugge a male parole il candidato presidente. Lo definisce un cane, uno che non fa il suo dovere che non paga le tasse e confessa di volerlo prendere a pugni. Non c’è sottotesto ecco… è tutto molto esplicito. I toni di una campagna elettorale americana, si sa, sono molto accesi e molto diversi da quelli a cui noi siamo abituati. Tuttavia il video è molto interessante per vari motivi.

De Niro e Trump se le erano già dette in vecchie interviste. Trump disse di De Niro: non è certo Einstein. De Niro rispose: è solo una specie di super rivenditore di auto usate. Colpi di fioretto rispetto a questo video, ma comunque c’è un precedente.

Il video è stato distribuito dalla Anonymous Content, una società di produzione con le mani in pasta ovunque. Andate sul loro sito e capirete che ogni figata che avete visto negli ultimi anni: Revenant, Birdman, Mr. Robot, True Detective e pure la prossima serie tv ispirata a Se mi lasci ti cancello, è tutta roba loro. La Anonymous sta portando avanti un progetto di sensibilizzazione al voto che si chiama #VoteYourFuture in cui ha assemblato decine di super star americane prese da HBO, da YouTube, dai suoi attori e li ha messi dentro a video virali in cui incitano i cittadini americani ad andare a votare. I toni enfatici dello sfogo di De Niro non sono casuali. Sono stati girati più di 100 script in cui le superstar non avevano nemmeno un copione. Doveva essere qualcosa che sentivano davvero quello che veniva fuori, doveva essere roba loro. Alcuni nomi?  Julia Roberts, Robert DeNiro, Samuel L. Jackson, Luiz Guzman, Harvey Keitel, Leonardo DiCaprio, Kendall Jenner, Christian Slater, Rami Malek, Moby, Martin Sheen, David O. Russell (“Joy,” “American Hustle”), Alejandro Gonzalez Inarritu (“The Revenant,” “Birdman”), Armando Bo (“Birdman”), Tom McCarthy (“Spotlight”).

Immaginiamoci una cosa del genere in Italia. Non è possibile. Non tanto per una diversità culturale vasta quanto la distanza oceanica che ci separa dall’America, quanto per motivi dipolomatici. I personaggi dello spettacolo in Italia molto difficilmente si lasciano andare a dichiarazioni politiche, quando lo fanno sono come compromessi. La nostra politica genera sfiducia e non è credibile e associarsi ad essa prevede fare i conti con accuse di favoreggiamento, barbottini, raccomandazioni. Insomma niente di buono, poi magari tra sei mesi viene fuori un avviso di garanzia o un’inchiesta e un partito è sputtanato. I pochi che lo fanno sono mosche bianche il cui giudizio viene poi svilito dai media con fondamentalmente una bocciatura unanime: sono solo attori, che ne sanno? che è quello che ha detto Trump di De Niro in una vecchia intervista: lo amo come attore, ma cosa ne sa dell’America? Da noi sono un po’ finiti quei tempi in cui le star della tv o del cinema possono influenzare le masse, la gente preferisce affidarsi agli istrioni che le sparano grosse come Salvini, ai messia come Di Maio, alle Boschi, ai Renzi. L’ultimo che ha usato le celebrità da noi è stato Berlusconi e le ha praticamente bruciate.

Poi immaginatevi una casa di produzione italiana tanto forte da permettersi di pagare le spese legali di un progetto del genere. Immaginatevi il mare di fascicoli di querele, gli avvocati, i tempi morti delle raccomandate e delle notifiche.

Insomma Trump è criticabile, Illary è criticabile, le celebrità esprimono il loro voto come i muratori. Però dietro ogni cosa c’è sempre un significato. Anche dietro al semplice video di uno dei nostri miti.

 

WNR

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