C’è chi #denunciailpatto, io mi autodenuncio. Denuncio le mie debolezze, la soddisfazione del mio egosessualismo, l’autocompiacienza che provo quando qualcuno mi fa un complimento, risponde a un mio messaggio, certifica una mia ragione, ricerca la mia attenzione, soddisfa il bisogno di quest’ultima. Io denuncio il Qui Presente Moreno Pisto, piccoloborghese, precario emotivo, pallido, scostante e inaffidabile. Ho la pressione bassa. Ho paura di svenire. Con me stesso (da anni ormai, altro che Nazareno) ci vengo a patti tutti i giorni. Per difetto. Per amore della sconfitta e dei persi. Per sopravvivenza.
Perdonatemi la rima e assolvetemi: chi va dicendo in giro che sono un buon padre dovrebbe vedermi di notte ubriaco in qualche locale; chi va dicendo in giro che sono uno tranquillo dovrebbe farsi un giro dietro gli sportelli del mio bagno. È una canzone, l’ho scritta io. Ora. Autodenunciandomi.
(via Tumblr)
Mi sono sempre chiesto di cosa avesse bisogno la musica se non di Bob Dylan, me lo chiedo ogni volta che lo ascolto. Tutto stanca, tutto passa. È per questo forse che Dylan ha scritto migliaia di canzoni, tante da continuare ad ascoltarlo fino a quando non sarà morto lui da cento anni, non saremo morti noi, i nostri figli, le nostre subdole speranze, inutili nostalgie e imposte ambizioni. Seguono le settimane scandite dai talk show, ora si parla di case occupate, dei centrisocialini investiti da Salvini e delle dimissioni di Napolitano. Si apre il totonomi per il prossimo Presidente della Repubblica. Io faccio il mio: Vittorio Feltri. Ci sarebbe da divertirsi. Feltri con la Merkel, Feltri con Obama, Feltri con quei cinesi che nessuno sa come si chiamano, Feltri che chiama Renzi e gli dice Matteo, ma che cazzo stai facendo.
A M-L’Ano piove. Quando piove mi viene sempre in mente una canzone dei Timoria, Francesco Renga prima maniera: e poi piove e piove, lava tutto perché, lava queste strade, entra dentro di me. E i social si riempiono di gente che fa foto di vetri dove la pioggia scende e giù pioggia di like, inutili come le nostalgie.
A cosa siamo disposti per avere un po’ di considerazione? Osserviamo gli smartphone in attesa di vedere un numerino rosso che annunci la prossima risposta nei nostri Whatsapp. Siamo così piccoli, così distratti che pensiamo agli eventi da qui a dieci metri e ci perdiamo la Storia. Prendete Ignazio Marino. Lo vogliono inchiodare con la storia delle multe ma tra venti anni si parlerà di questo o del sindaco che ha aperto alle nozze gay, che sperimenterà il primo quartiere a luci rosse in Italia, che magari un giorno legalizzerà la marijuana a Roma? Viva la libertà, santiddio. La libertà valga per tutti, per me. La libertà ci salverà. Mi salverà.
Prendete Obama. Ha perso le elezioni di midterm. Ma oggi l’America è un Paese migliore di come lo aveva trovato lui? Sì. La riforma sanitaria non sarà perfetta, ma c’è e sarà difficile tornare indietro. Ha stanato Osama, la disoccupazione è al sei per cento, nessun Paese Occidentale ha tenuto botta come gli Stati Uniti in questa crisi che ci sta falcidiando. Poteva fare di più? Ovvio. Ma tra lui e i sogni c’è sempre la politica, ragazzi miei. La morale andatela a fare in un altro Pianeta, voi, che per prendere una decisione dovete relegarvi in una stanza da uno psicologo, un astrologo, una veggente, un osteopata a colpo di 30, 50, 100 euro a botta. Perché nessuno vi ascolta, giusto?, avete questa impressione e non sapete cosa sia, giusto?, continuate a parlare e niente, nessuno vi ascolta davvero; ma siete sicuri di conoscere le parole che vi servono per dire quello che esattamente volete dire?
(via supersonicart.com)
Egosessuali che non siamo (diventati) altro.
Sono stanco, scrivere mi fa fatica, scrivere è anacronistico. Pure leggere, mi sa.
Non ho mai capito chi resta attaccato a qualcosa quando quel qualcosa sta svanendo.
No, Interstellar non l’ho visto.
Vorrei prima vedere Tutto torna nei prati di Ermanno Olmi. Parla di chi ha fatto la prima Guerra Mondiale. A un certo punto un soldato chiede: dove finirà tutta questa sofferenza? Finirà e svanirà. È già svanita. Tornerà nei prati, appunto. C’è già tornata. Dove finirà il mio dolore, dove finiranno i miei ricordi? Scrivevo per l’anima, forse ci scrivo ancora. E alla fine, sapete cosa, non è che adesso scriva meno. È che ho meno anima.
Questa è la verità.
Non usare il telefono
La gente non è mai pronta ad ascoltarti
Usa la poesia
È la poetry più utile che abbia mai letto. Tre righe. Le ha scritte JACK KEROUAC.