Abbiamo intervistato una psicoterapeuta per capire come mai Ellroy è Ellroy. E, sorpresa? Tutto torna. Ecco il pezzo che non leggerete da nessun’altra parte.

Ellroy psicanalizzato bene
14 Giu 2020

Oggi esce in libreria Questa Tempesta (Einaudi), il seguito di Perfidia che attendiamo tutti da cinque anni. Su James Ellroy in questi giorni leggerete le solite cose (maestro del noir, cane pazzo della letteratura, sbirri cattivi etc…), ma niente sarà come questo pezzo. Partendo da Caccia alle donne (un’autobiografia attraverso le figure femminili della sua vita) abbiamo interpellato Elena Ingrassia, psicologa e psicoterapeuta familiare, per indagare i temi che caratterizzano Elroy e la sua poetica. Il risultato è potentissimo. Preparatevi a entrare nella sua testa.

James Ellroy by Banhoff

Ti è piaciuto Caccia alle donne?
Leggerlo è stato come entrare nei profondi e intimi vissuti di un uomo. Per una che fa un lavoro come il mio è  paragonabile a incontrare per una prima seduta un paziente molto generoso che vomita sofferenze e ossessioni tenute dentro per una vita. Per parlare di lui per capirlo dobbiamo parlare di che tipo di bambino e figlio è stato James e che genitori ha avuto.

[pullquote]è stato un figlio che non poteva dare problemi, visto che i problemi li davano già i genitori[/pullquote]

Già sentirlo chiamare James mi fa impressione. Noi tutti qui lo chiamiamo tutti Ellroy, come un reverendo. Parlami della sua infanzia.
I suoi genitori si sono separati che aveva nove anni, ma non è la separazione ad aver segnato l’infanzia di questo bambino. Il problema di James è piuttosto come è avvenuto quel distacco e come sono rimasti uniti padre e madre dopo la separazione, ovvero nell’odio e nel conflitto, che in un gergo psicologico si chiama “legame disperante”. James è stato schiacciato da questo legame tra Jean (mai chiamata mamma, sempre per nome o “Lei” la donna, differenziandola dall’Altra, da “Loro” che è tutto il resto del mondo femminile) e Armand, lui chiamato invece come “mio padre” che è nettamente meno idealizzato e più accessibile in quanto il debole della coppia.

Si il padre era un erotomane, col pallino del voyeurismo e delle riviste porno.
James viveva la maggior parte del suo tempo con sua madre, una figura svalutante nei confronti del padre. Le visite al padre sembrano più delle fughe da lei che un viaggio di piacere. Quell’uomo è succube del potere erotico sessuale delle donne, per questo il legame con il figlio è fondato su un malsano insegnamento di come ci si approccia alle donne, ovvero spiandole. Ellroy senior  trasmette al figlio un messaggio implicito: l’uomo non è all’altezza di esporsi con una donna. Se si mostra a lei completamente potrebbe essere rifiutato o come nel suo caso umiliato. Quindi ne deriva un’immagine svalutante: se tocco qualcosa di bello con le mie mani sporche, lo rovino.

Insomma, i genitori lo hanno devastato…
Queste due figure genitoriali così diverse hanno a loro insaputa agito in maniera simile con il figlio non tutelandolo nel suo essere bambino, esponendolo al loro odio reciproco. Hanno comunicato con lui con un linguaggio volgare e adulto. Basta pensare a quanto lo espongono alle loro storie sessuali, senza risparmiargli dettagli forti e violenti traumatizzanti per un bambino. E poi lo hanno lasciato solo dedicandosi alle loro dipendenze, la madre all’alcol, il padre al sesso. James è stato un figlio che non poteva dare problemi, visto che i problemi li davano già i genitori. Entrambi hanno cercato di portare James dalla propria parte, in un gioco di alleanze distruttivo per lui. Ti leggo da pag. 27: «sei un debole, ti fai mantenere dalle donne. Sapevo che era vero, mi schierai con lui, la odiavo. Sei un giovanotto adesso, abbastanza grande per scegliere. Preferisci stare con tuo padre o con me? Io dissi mio padre e lei mi mollò un ceffone». Ecco una super richiesta di alleanza, ma ci torneremo alla fine.

Vai avanti.
Una cosa buona i genitori l’hanno fatta, a loro insaputa. Hanno entrambi contribuito a farlo diventare lo scrittore che è. E non solo perché lo hanno esposto al dolore, che spesso è una molla di resilienza artistica. La madre, nello specifico, gli regalò il primo libro appassionante. «Era ciccia per bambini sani, piena di misticismo. Parlava di streghe, incantesimi e maledizioni. Mia madre accese la luce della cameretta, dovevo leggere anzichè rimuginare».
Il contributo del padre è più velato, diciamo che ha favorito l’accesso di James a un mondo di fantasia (quella del padre era una fantasia sessuale). James bambino era affascinato dal guardare e chiede al padre un paio di occhiali a raggi x comprati su un giornaletto ricevuto per posta. Il padre crudelmente glieli fa arrivare per godersi la faccia che farà il figlio scoprendo che non funzionano. Tuttavia quando James li mette e scopre che era uno scherzo riesce a sviluppare un particolare modo di guardarsi dentro, che da adulto diventerà la scrittura. Si delineano due mondi: «c’è un mondo che non vediamo ed esiste simultaneamente da quello reale. Il mondo interiore ti darà ciò che vuoi e ciò che ti serve per sopravvivere. Ci credevo allora e ci credo adesso. Avevo nove anni allora e ne ho sessantuno adesso».

Lui infatti vive in un regime monacale, isolato, scrive a mano nove ore al giorno. Non ha il telefono, non frequenta nessuno. Non legge libri di altri e il suo arco narrativo è tutto nel passato. La sua produzione è tipo quella di un romanziere russo. In testa ha talmente tanti personaggi che non ha spazio per il resto.
Esatto, perché in quel mondo narrativo lui trova una protezione che non è arrivata dal nido familiare. Nella sua scrittura i suoi personaggi sono loro a esporsi all’amore e al dolore. Lui li racconta, rimane lì a guardare. Così può non agire.

[pullquote]Ellroy senior  trasmette al figlio un messaggio implicito: l’uomo non è all’altezza di esporsi con una donna.[/pullquote]

Questo lo fa ancora, quindi la scrittura non l’ha guarito in questo senso?
Eh, ci possiamo solo fantasticare su questo.

Questo era l’Ellroy figlio, adesso entriamo nell’Ellroy amante.
Abbiamo detto che la figura della madre è invischiante e totalizzante. Lei è la sua origine e la sua fine, nel senso di condanna che lo accompagna per tutta la vita. Il rapporto con lei è così sempre senza occasione di risoluzione a causa della sua morte prematura. Userà un termine consono “la maledizione”, ma ci torniamo dopo.
La madre è stata amata e odiata follemente in modo simultaneo mentre era in vita. Affinché una persona sviluppi la personalità in modo sano è importante che attraversi una fase nella quale avere un desiderio sessuale nei confronti del genitore del sesso opposto e un desiderio di eliminare l’altro genitore. Chiaramente tutto a livello inconscio. È il complesso di Edipo. Questa fase si incanala verso il superamento dell’odio con una sorta di resa. Secondo me è importante capire perché James non si libera mai di lei. Perché non risolve questo conflitto. 

James Ellroy by Banhoff

Intendi che il conflitto è irrisolto perché la madre è morta troppo presto?
No, lo lascia irrisolto anche prima della morte della madre. Per trasformarla da oggetto di desiderio a oggetto di amore, James avrebbe dovuto permettersi di odiare il padre e successivamente rinunciare al ruolo di amante della madre. Ma non può odiare il padre, visto che già la madre lo schifa. Anzi, James deve tutelare le parti buone del babbo con cui potersi identificare. Considera che ha dovuto prendere anche il posto del padre dopo la separazione diventando il partner della mamma. Così la mamma diventa una presenza persecutoria. Scrive: «cercavo un solo volto, ce ne può essere uno solo, così lei sarà me e sarà l’altra».

Ma lui non fa niente per guarire.
Si, ne ha bisogno di stare così. È uno stato di irrisoluzione nel quale sguazza perché fonte di dolore e quindi di arte. Infatti nella vita adulta avrà difficoltà a buttarsi tra le braccia di una donna perché tradirebbe la mamma. Scegliere un’altra sarebbe sostituirla. Quindi con l’apprendimento che viene dal babbo di amare senza lasciare le tracce, il mondo della fantasia diventa quello prediletto di James. «Desideravo disperatamente scrivere storie e toccare le donne per davvero». È tutto un rimuginio interno.

[pullquote]Il mondo interiore ti darà ciò che vuoi e ciò che ti serve per sopravvivere. Ci credevo allora e ci credo adesso.[/pullquote]

Infatti le donne lo rimbalzano e lui comincia ad andare a puttane. E una gli dice: se piangi ti prendo a schiaffi.
Eh, voleva farsi accudire.

In italiano il libro si chiama Caccia alle donne, ma la traduzione letteraria sarebbe “La maledizione Hilliker” (Hilliker è il nome della madre da nubile).
Ah, ecco vedi? Dobbiamo parlare dell’episodio con la madre avvenuto tre mesi prima del suo omicidio. Siamo a pag. 56 di Caccia alle donne: «Sei un giovanotto adesso, sei abbastanza grande per scegliere. Vuoi stare con me o con tuo padre? Io risposi con mio padre e lei mi dette un ceffone. Caddi dal divano e mi spaccai la testa sul tavolino di vetro. Le diedi dell’ubriacona e della troia. Si inginocchiò e mi mollò un altro schiaffo. Un otturatore scattò dentro di lei. Il sangue mi colava in bocca. Mi ricordai del libro, pronunciai la maledizione, invocai la sua morte. Fu assassinata tre mesi dopo, morì al culmine del mio odio e del mio altrettanto bruciante desiderio».
James si legittima per la prima volta di odiarla. Per la prima volta assume il ruolo del figlio libero di dire che ha una madre di merda. Per un attimo smette di idealizzarla. Desidera che sparisca. Queste sono emozioni familiari per tutti noi, che per un momento abbiamo odiato i genitori. Ma non per lui. La morte di Jean diventa l’esaudirsi della maledizione. Il pensiero magico come sempre in lui predomina su quello reale. È la sua ennesima autopunizione ed è una sorta di auto giustificazione che lo scrittore si da per non sviscerare mai i veri significati della relazione con la madre. Entrare davvero lì dentro vorrebbe dire far parte del mondo reale, ma lui non ci vuole stare nemmeno oggi.
Mi hai chiesto se lui ha mai fatto analisi. Secondo me se l’avesse fatto forse avrebbe lavorato sull’accettare questo legittimo odio di bambino ferito e si sarebbe un po’ liberato da questa madre persecutoria. Non ci può essere l’altra fino a che non c’è un perdono di se stesso. 

Infatti quando Ellen lo molla lui prova a implorarla: io non t’ho mai tradita. E lei lo smerda replicando: tanto è tutto nella tua testa.
Eh, dimmi se una roba così non è la ciliegina sulla torta rispetto a tutto ciò che si è detto. 

La dottoressa Elena Ingrassia, psicologa e psicoterapeuta familiare by Banhoff

Moreno gli ha chiesto se gli dispiaceva non aver avuto un figlio, lui risponde di no. Chiama il cane come se fosse un figlio e si fa chiamare “papà” da Ellen quando parla di Banko. A Moreno ha fatto l’autografo con Banko che ha un cazzo enorme.
Anche questo… Lui esprime così i bisogni. Con la creatività con la fantasia che poi forse un figlio lo avrebbe rimesso al mondo, ma sarebbe stato troppo essere sulla realtà, farsi vedere, esporsi, guardare uno che assomiglia a te. Forse non ce l’avrebbe fatta. 

Ray Banhoff

Condividi

Leggi anche