Sono pieno di input. Da Mark Lanegan alla barba che ho tagliato da qualche ora. E amici, cantanti, conoscenti e facinorosi. Cinici. La sera rimane un bel momento della giornata, anche se l’ora di luce serve più dopo che prima. Genova mi fa venire in mente la parola sicurezza.
Quella che nel 2001 è venuta meno, quella che da un colore vuole essere rappresentata, quella che ci propinano dall’alto, quella che fa fare plastici e proclami, quella che rende le persone almeno dignitose, almeno per qualche minuto, almeno agli occhi celati. Che siate stramaledetti, voi e la vostra ignoranza da centro commerciale, voi e la vostra sicurezza da undici settembre, le vostre felpe toponimiche, le vostre bandiere tricolori, le frasi fatte e quelle da fare, il Capodanno e i mercatini di Natale. Che siate stramaledetti insieme alle vostre scuole di politica, alle vostre aspirazioni, ai vostri tifi da stadio, alle vostre motoseghe facili e alle vostre seghe incompiute, ai vostri mi piace e agli autoscatti, e ai vostri cazzo di confini.
Non ci meritiamo niente, perché anche niente sarebbe eccessivo. Genova ti mette in soggezione e ti accoglie, nonostante le opere inutili e i fiumi dirottati. Genova è bella come la ragazza delle medie, è elegante come sua madre. Genova è (in)consapevole e grande come poche. Genova è fantastica. Tutto il resto l’ha già detto De Andrè.