“Tutti quei viaggi, tutte quelle pagine di Kerouac, per morire solo, solo sotto una gelida luna messicana, solo, capite? Non riuscite a vedere quei cactus magri e miserabili? Il Messico non è brutto solo per via della repressione, è brutto e stop. Non riuscite a vedere gli animali del deserto che stanno a guardare? Le rane, cornute e semplici, i serpenti simili a fessure di mente umana che strisciano, si fermano, attendono, ottusi sotto un’ottusa luna messicana. Rettili, guizzi di cose a guardare questo tizio sulla polvere in maglietta bianca.
Neal, lui, aveva trovato il suo movimento, non faceva male a nessuno. Il duro ragazzo del riformatorio steso lungo i binari di una ferrovia messicana.
L’unica sera che l’avevo visto gli avevo detto: Kerouac ha scritto tutti gli altri capitoli. Io ho già scritto l’ultimo. Fai pure, mi disse, scrivilo. Fine del testo.”
L’unica sera che l’avevo visto gli avevo detto: Kerouac ha scritto tutti gli altri capitoli. Io ho già scritto l’ultimo. Fai pure, mi disse, scrivilo. Fine del testo.”
Che altro vuoi aggiungere? Chiudi il libro, e te ne stai buono e tranquillo per un po’.
Edizione del 1979