Antonio Scurati, con Il Padre Infedele (Bompiani), è stato candidato al Premio Strega. Ma come si fa a candidare uno che in passato ha scritto «eiaculazione acquosa»? E come si fa a leggerlo? Pippo Russo si è immolato per noi. E nel suo libro L’importo della ferita* lo ha criticato come si deve. Ecco un estratto

Il piombo di Scurati
3 Lug 2014

E adesso indossate tuta d’amianto e scafandro, ché c’è da maneggiare materiali pesanti e pericolosi…

 

Non so cosa porti Antonio Scurati a caricare in modo così estremo la sua prosa. So però che dopo aver letto certi frammenti il bisogno di riprendere fiato è impellente. Perché in quei momenti spesi dentro la gabbia d’acciaio della prosa scuratista il senso di gravità richiede la fuga in cerca di sospensione. Chi non ha mai letto le pagine di Scurati non immagina. Perciò è necessario andare immediatamente sul pezzo per far intendere di cosa si stia parlando. Lo faccio citando uno stralcio iniziale di Il Sopravvisuto (IS), nel quale viene data voce al professor Andrea Marescalchi. Questi non riesce a darsi pace per non aver intuito in tempo quale demone si agitasse nel suo studente favorito, lo stragista Vitaliano Caccia. In quel passaggio (pagine 9-10) il professor Marescalchi viene descritto intento:

[a] dannarsi per aver prediletto questo figlio bello e sciagurato con tanta capricciosa ostinazione da non aver scorto i suoi piedi caprini, da non aver mai intuito dietro la sua noncuranza la spietata neutralita` della natura riguardo agli affanni delle creature, da non aver mai udito nelle sue diuturne sonnolenze gli echi delle forre, delle grotte, delle caverne e di tutti gli altri luoghi selvaggi in cui erigeva i suoi santuari, da non aver mai scorto la testolina cieca della tenia cannibale che gli scalpitava negli intestini fare capolino da sotto la pelle tesa del suo ventre piatto. Io, piu` cieco della tenia cieca, non ho saputo assaporare nei rutti da avvinazzato del mio prediletto la cattiva digestione dell’universo.

[pullquote]La terrificante scoperta fatta da ogni lettore di opere scuratiste: credere di star leggendo un libro, ritrovarsi senza preavviso a fare da crash tester di un set di padelle[/pullquote]

Credete sia soltanto immaginario il cerchio alla testa che vi sta attanagliando? E invece è proprio una padellata che vi è stata appena assestata sul cranio da Scurati Antonio, e ciò che adesso vi cinge la fronte è il manufatto col buco intorno. Questa è la terrificante scoperta fatta da ogni lettore di opere scuratiste: credere di star soltanto leggendo un libro, e invece ritrovarsi senza preavviso a fare da crash tester di un set di padelle. Ci sono poi descrizioni il cui solo effetto ricercato sembra quello di provocare una crisi cardiaca da risata inestinguibile. Leggete un po’ questo frammento a pagina 267 di Il bambino che sognava la fine del mondo (BSFM), dove si descrive l’incontro fra l’Ultra Ego scuratista e la madre. Della donna viene descritto un dettaglio con la sobrietà che è propria all’autore: La vena che l’età le andava ispessendo in mezzo alla fronte si stagliò nella luce declinante di quella casa meridionale rivolta a Occidente.

Avrete ormai capito che in questo capitolo abbiamo a che fare con un tipino sobrio. Uno che ovunque vede i segni dell’assoluto e quasi li fa somatizzare ai suoi personaggi:

Mentre contemplava lo schermo gigantesco, montato in tutta fretta da una squadra di operai su una struttura di tubi Innocenti, assicurata al suolo da una ragnatela di cavi e tiranti, Andrea Marescalchi pensò che si era ormai giunti al settimo giorno dopo la strage. Il giorno in cui persino Dio panto creatore si era riposato, una volta messo assieme l’universo, e quel giorno, non a caso, cadeva di domenica (IS, p. 157; e rimane da capire chi sarà a mollare la megascoreggia).

Avvertiti del fatto che nella visione del mondo scuratesca tutto si tiene, avete adesso idee e bernoccoli a sufficienza per comprendere perché mai il professor Marescalchi avverta se stesso come il punto focale dell’universo a causa della propria condizione di sopravvissuto:

Lui era un sopravvissuto. Una minuscola bolla di sangue, cresciuta sulla sconfinata epidermide negra di un universo insensato e ostile, inattesa di essere ridotta a una macchiolina impercettibile dalla leggera pressione di una forza ignota e inesorabile (IS, p. 178)

[pullquote]Quando parla di sesso a Scurati vorrei domandare: che trauma hai subito in gioventù? Ti si è parata innanzi la visione della Grande Vagina Dentata pronta a divorarti?[/pullquote]

Ci sono poi i frammenti da ricondurre sotto la dicitura Parla come mangia. E a proposito di questo c’è da aggiungere che se Scurati mangiasse come scrive, la sua dieta alimentare sarebbe terrificante. Giusto per capire, leggete il frammento a pagina 26 di IS: I docenti lo videro entrare attraverso la grande portafinestra grazie alla quale la palestra, posta al pianterreno, affacciava sul parcheggio retrostante la scuola, dal versante est.

Agghiacciante. Sarebbe bastato dire che i docenti lo videro entrare dalla portafinestra che dava sul parcheggio. E invece no. Bisognava specificare: a) che la palestra era posta al pianterreno; b) che grazie alla portafinestra la palestra affacciava sul parcheggio; c) che ilparcheggio era retrostante la scuola; d) che il versante dell’edificio era quello est. Una raffica d’informazioni superflue, più o meno come la vena in fronte della madre che pulsava verso occidente. Il solo effetto è quello di mettere carichi di piombo addosso al periodo, e di rafforzare il colpo di padella sul cranio del lettore.

Leggete quest’altro, a pagina 39 di IS: Non appena Andrea comprese che quel ticchettio periodico era l’equivalente sonoro dell’ostinazione con la quale il suo muscolo cardiaco si era imposto di mantenere in vita, un’aritmia venne a sfregiarne la regolarità ottusa. Traduzione: Non appena il battito cardiaco avvertì Andrea d’essere ancora vivo, giunse un’aritmia a rovinare quella sensazione di ritrovato benessere. Andiamo avanti?

Avrei amato dirvi che con queste ultime citazioni si chiudesse la lista delle inquietanti fisse scuratiste. E invece, purtroppo, il capitolo piu` penoso deve ancora essere aperto. Prendete un attimo di respiro, please.

La questione di cui vengo a parlarvi adesso è seria. E certo la tentazione di prenderla a ridere (persino in modo sgangherato) pressa forte, sicche mi è richiesto un supplemento di serietà per trattarla col piglio analitico dovuto. E poiché l’argomento è quello relativo a Sesso & Eros, ossia quanto di più prossimo all’intimità della persona sia dato immaginare, è doveroso muoversi con cautela. Senza che ciò significhi mettere da parte le valutazioni e la propria capacità di giudizio, tuttavia. E senza che ci si debba peritare di rivolgere a Scurati la domanda dura ma indispensabile: che trauma hai subito in gioventù, Antonio? Ti si èparata innanzi la visione della Grande Vagina Dentata pronta a divorarti come la balena di Pinocchio? Gli interrogativi sono più che giustificati, e per capirne il motivo bisogna leggere i frammenti scuratisti dedicati al sesso. Lì trovate il dominio massimo della sofferenza, della disumanizzazione, persino del disgusto. Alle pagine 210-1 di IS descrive il rapporto del professor Marescalchi con la collega Manuela. I due sono single e perciò si concedono l’una all’altro in mancanza di meglio.

Da un anno a questa parte non me la scopo nemmeno piu`. Lascio che sia lei, volontaristicamente, a gingillarsi con il mio pene riluttante. Lo massaggia, lo carezza, lo bacia, lo inghiotte, lo spegne con la sua persona e lo riaccende grazie alla impersonale appartenenza alla specie comune. Un legame animale ogni giorno piu` lasco, piu` molle come il mio pene nella sua bocca. Anche ieri e` andata cosi`. Mi ha strappato un’erezione crepuscolare, un’eiaculazione acquosa.

Provate un attimo a mettere fra parentesi il senso di profonda desolazione suscitato dalla lettura di questo frammento, e guardate ai passaggi concettualmente e linguisticamente più significativi. Si parte dal pene riluttante. E già l’utilizzo del termine pene suscita tristezza a prescindere, a causa di quel tono così pesantemente anatomico.  C’è poi quel confuso riferimento all’impersonale appartenenza alla specie comune. Mistero. Poi l’erezione crepuscolare, e l’eiaculazione acquosa. Chi ha letto i libri di Antonio Scurati sa che il frammento riportato sopra non è un’eccezione, ma la norma. In quelle pagine il sesso è l’attività più squallida e degradante che gli esseri umani possano concedersi, e il senso di questa visione delle cose viene portato avanti con accanita dedizione.

[pullquote]E poi c’e` anche lo Scurati maldestro. Quello che cercando di dare la massima pompa alla sua prosa si perde in errori e incongruenze da ragazzino di scuola media ai primi cimenti[/pullquote]

E poi c’e` anche lo Scurati maldestro. Quello che cercando di dare la massima pompa alla sua prosa si perde in errori e incongruenze da ragazzino di scuola media ai primi cimenti. Cosa per un verso poco edificante, se s’ha da giudicare lo scrittore con pretese da grande intellettuale della contemporaneità; ma che per un altro verso suscita tenerezza. A pagina 222 di IS. Si parla della terapia cui il professor Marescalchi si sottopone per superare il trauma della strage. Sulle prime sembra un qualsiasi frammento che replica il tenore del mondo marcio e fituso, ma poi alla fine giunge lo sfondone:

La settimana successiva, il 25 luglio, Andrea, accompagnato da Cesare, si recò a Milano a incontrare il dottor Maio. La citta` sembrava una giungla pluviale di asfalto liquefatto, soffocata da una vegetazione equatoriale di grattacieli il cui fitto ombrello di cemento tratteneva il calore in una cappa umida. Giu` in basso, al suolo, si trascinava una popolazione composta da vecchi abbandonati in lotta con il loro enfisema polmonare, cani randagi, psicolabili schiantati dal calore urlanti come babbuini, delinquenti in cerca dell’occasione, pezzenti orfani della fuga in riviera, immigrati clandestini. Questi ultimi, nel disagio estremo dell’agosto metropolitano, si sentivano finalmente in patria.

Altre notazioni sparse. A pagina 209 si trova la seguente descrizione:

Si aggrappava a fatica all’esistenza come un gattino nato cieco. Molle sulle gambe, claudicava, barcollava, sbandava. A ogni passo, sembrava dovesse crollare: una cucciola di cerbiatto, appena partorita e ancora imbrattata di placenta.

Qui bisogna che Scurati si decida: e` un gattino nato cieco o una cucciola di cerbiatto appena partorita? Poi c’e` anche la passione scurartista per la formula a mo’. Utilizzata a raffica:

– (…) a mo’ di estremo tributo (IS, p. 73)
– (…) a mo’ di torcia (IS, p.97)
– (…) a mo’ di correttivo (IS, p. 115)
– (…) a mo’ di didascalia (IS, p. 159)
– (…) m’informo` a mo’ di spiegazione (BSFM, p. 115)
– Il fuggitivo continua la sua marcia tra le canne seguito dal cane,
aprendosi un varco con il gladio usato a mo’ di machete (La seconda mezzanotte, p. 248)

Pare di ascoltare Peppino Di Capri: E mo` e mo`/ te voglio bene. E ancora, c’e` la questione del buon uso dell’italiano. Su questo versante lo scuratista non si sottrae dal darci delle soddisfazioni. Cominciamo con un periodo in stile Io speriamo che me la cavo, cavato da pagina 9 di BSFM:

Nemmeno la parte restante, pero`, si puo` dire se ne sia preservata.

Nemmeno lui, se e` per questo. Per chiudere, arriva un saggio sul buon uso delle parole. Scurati lo esibisce a pagina 35 di BSFM, dove si descrive la visita di una troupe televisiva presso la scuola Rodari, quella coinvolta in un presunto caso di pedofilia:

La telecamera, traballante, ci conduce in corridoi popolati di bambini di quindici diverse razze e di cinque continenti.

Avete letto bene: non quindici diversi paesi, o quindici diverse etnie, ma proprio quindici diverse razze. Fra i tanti premi
conferiti o sfiorati, allo scuratista manca il piu` meritato: il Premio Mario Borghezio.

* Questo pezzo è un estratto dal capitolo dedicato a Scurati di L’importo della ferita e altre storie. Frasi veramente scritte dagli autori contemporanei Faletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa italiana di oggi (edizioni Clichy)

 

 

 

Pippo Russo

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