Radio Wnr capta i segnali criptati del sottosuolo. Laggiù nelle fogne dell’anonimato c’è chi ancora suona col cuore. Ecco a voi l’album d’esordio de “Il culo di Mario” e un pezzo ottimista per ricordarci che la fantasia è ancora viva.

Italian Cucadores
23 Lug 2014

Signori, io immagino che le vostre orecchie siano intasate. E lo sono i vostri occhi e i vostri pensieri perché non riuscite a nutrirli con quasi niente di nuovo. Prendiamo per esempio la musica italiana… la musica italiana cosa è? Se sperate di capirlo ascoltando la radio o la televisione siete spacciati. Quella non è la musica italiana, quello è il prodotto dell’industria musicale italiana e non sono esattamente la stessa cosa. Nell’industria musicale lo scopo primario è vendere quindi per andare sul sicuro tende a fornire un prodotto che secondo i canoni del mercato è perfetto per il consumatore. Quindi c’è un motivo per il quale la musica pop italiana è brutta ed è che quel brutto per il canone dell’industria è un bello “ottimale”. Canzoni che parlano di lui e di lei, cuori infranti, melodramma becero, sentimenti che neanche a 12 anni, rime di Emma, gli acuti di Giuliano dei Negramaro… e così via, sono un prodotto dei nostri tempi, come le Hogan (odiatissime dagli amici hipster), le fiction di Canale 5 o che ne so negli anni 70 le auto erano rettangolari e tutte le case automobilistiche le producevano così, poi negli anni 90 qualcuno le ha stondate e giù tutte le Bmw erano bombate. Il mercato fa il prodotto, il consumatore non ha quasi scelta.  L’altoparlante che l’industria usa per lanciarci i suoi messaggi, lo indicò anche il pesissimo Goebbels, sono i media. Il nostro tour virtuale del processo industriale del prodotto dall’industria al consumatore si conclude nell’inferno dei media, al girone di radio, tv e riviste dove i disperati impiegati della stampa per riempire le pagine di quei poveri giornali, dedicano spazio agli “artisti”. Cazzo… i giornalisti musicali… Rolling Stone, il cimitero dell’amore. Quante volte l’avete sentita la canzone di Ligabue? La sapete tutta a memoria e non vi rendete conto del perché. Se solo ve lo avessero chiesto magari non l’avreste ascoltata, ma mica ve lo chiedono.  É come se vi avessero nutrito con l’imbuto.

Se cercate un briciolo di verità, se avete bisogno di una misera risposta siete messi come Neo in Matrix. Ne’ di più ne’ di meno. Ma ora apriamoci all’ottimismo…

COVER CD

Poi c’è la realtà, ed è bellissima. La realtà sono i gruppi dei tuoi amici, i locali vuoti dove ogni tanto qualcuno suona, i dischi di qualche etichetta di intrippati in totale rimessa economica che pubblica eroicamente e poi un mare di gente che i dischi nemmeno li pubblica ma li suona. Non li pubblicano perché non hanno gli strumenti, non hanno lo sbattimento di riuscirci, non gli interessa, non lo sanno fare… e non gli serve. Attenzione, non stiamo dicendo che l’underground sia un posto migliore, anzi spesso e volentieri è un ambiente ancora più bigotto del mainstream, dove dei privi di talento qualunque vivono la loro condizione di nicchia pensando che sono di nicchia perché non hanno i mezzi (soldi, visibilità, occasioni) e non perché sono scarsi ed è il caso dei gruppi che popolano il cartellone dei festival come il Miami o anche meno, della band calabrese infognata nel grunge. Ma per carità non vogliamo mica tagliargli le gambe. É solo che non ci possiamo riconoscere in quella roba. Con tutto lo sforzo del mondo non posso sentirmi rappresentato da Lo Stato Sociale o da Brunori. Per vedere la luce e brillare assieme ai nostri simili dobbiamo scendere ancora più giù all’ultimo gradino della sconosciutezza, nella palude dove il virus della fama su Facebook ancora non ha attecchito ed eccoci tra gli anonimi improbabili. Qui regna l’anarchia espressiva e i canoni estetici sono diversi, qui si può stonare, essere stupidi, non avere la parola “progetto” nel libretto del disco, non seguire i canoni, non registrare bene i suoni, non saper suonare etc… In questo arcipelago di disagiati ci sono dei veri e propri fari nella nebbia, dei personaggi che hanno dignità. Su WNR avete ascoltato Vittorio Rossi, e oggi vi presentiamo gli Italian Cucadores. Il loro comunicato stampa è così scemo che non si capisce nemmeno chi siano ma si parla di un duo di cui io conosco Francesco Roggero (musicista, megalomane, proprietario di una casa editrice online e frontman della trash band Da Rozzo Criù. L’altro tizio, che è quello che canta i pezzi, non so chi sia ma è bravo. Questo è un assaggino di cosa sono capaci di fare:

Italian Cucadores del duo Il culo di Mario (Black Vagina Records) è un disco che nasce dopo otto anni di prove e reticenze tra i due musicisti e credo che questa attesa sia una gran maturazione. I pezzi sono roba trash, demenziale, cantata stonata, priva di senso ma con sprazzi di totale bellezza. Certo a volte è troppo, ma si sopporta anche questo. Italia Milano Hamburger King è un pezzo da colonna sonora di Drive, Osvaldo un singolo un po’ scontato ma che ti entra in testa come che ne so Alza ste casse dei Da Rozzo, roba perfetta. Nel disco ci sono influenze di Beck, Skiantos, Depeche Mode, CCCP, Daniel Johnston, roba a caso della tv, sigle dei cartoni animati, musichette da pubblicità dello Xanax. Il tutto registrato con un iPad e pubblicato in cassetta (hipsterata che ha un po’ rotto i coglioni). Però è bello, dura 20 minuti e quando ti sei rotto, giusto in tempo, lui finisce. Io se dovessi spendere dei soldi per comprarlo lo comprerei.  Il video di Alito Brazil è geniale. Il protagonista è un performer e la protagonista la sua fidanzata, sudamericana che sogna di diventare una star della tv. Ecco spiegato quel “per la prima volta in Europa” che compare prima del nome Joy nel viseo. Hanno scritto che è in esclusiva europea per farle capire l’importanza che ha e le hanno dato 50 euro per dimostrare che era una situazione professionale. Cioè i soldi gli ha dati il protagonista al regista in modo che sembrasse che lui la pagasse ed è fantastico. È una storia d’amore sul serio. Questo è l’amore sul serio. Le foto di copertina sono prese da un rullino che era in una vecchia macchina comprata da uno dei due musicisti a un mercatino. Le tipe nessuno sa chi siano. Sono due vecchie in gita. Gli art director di una casa discografica non la farebbero mai una cosa del genere, loro fanno le cose fighe, tipo che ne so curano l’immagine di Emis Killa.

Ray Banhoff

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