Ti ho sognato morto.
Al tuo funerale tua moglie mi faceva parlare. Non mi ricordo che cazzo dicevo
Direi:
che ti avevo riconosciuto
Che venivi dal mio stesso posto e andavi dove stavo andando io
che parlavo di te come si parla di un braccio
che ti segnavi quello che dicevo su un bloc notes
che non avevamo sogni, ché i poveri sognano
che bisognava aver paura di te
Non fidarsi di te
Che avevi le chiavi di casa mia
Che ci entravi quando cazzo ti pareva
Che quando bevevi dalla bottiglia si sentiva il diaframma
E che quando andavi via
Rifacevi il letto
C’è chi ha detto: domani nella battaglia pensa a me.
Tuo padre urlava in auto e tu lo subivi
Mi hai portato a casa di tua nonna
E quello che sei fuori sei pure dentro
Sei marcio. Sei perso. Sei inquieto.
Ce la farai. Perché quelli che vengono da quel posto ce la fanno sempre.
Chi non lo vede è perché non lo vuole vedere.
Adesso quando guidi ti incazzi. Non ti si sta vicino.
Hai messo su chili. Tipo pugile stanco ma tu non sei un pugile
e non sei stanco.
Sono in ospedale. Non ho mai visto un fenomeno non fare almeno un gol di tacco, né non rompersi il naso.
Fatti sparare. Fatti vedere. Fatti curare. Fai casini. Quando sei giù mi chiami e invece di darmi della troia mi dici: oh. E io capisco. Non abbiamo mai fatto la mostra con le tue stories.
Flop disk venduti a 100 euro. Nigeriane recuperate a 30. Siriani morti a 20.
La guerra è già fuori, amico mio,
la guerra è già fuori,
la guerra è già fuori.
perché ce la portiamo pure appresso?
In una piscina riscaldata, con le luci spente e le bolle al culo,
mi hai detto che l’unica cosa che ti ha fatto impressione
l’unica
è stata quando hai visto vestire una bambina morta,
perché eri appena diventato padre
che i polli ti hanno mangiato la testa
mentre eri steso tra due muretti e il fixer ti recuperava lo zaino
in una villa assaltata dagli ultimi rimasti a combattere
che dopo un po’ che stai qua non capisci quale sia la guerra vera, se di là o di qua
che non sai cosa c’hai ma gli possiamo dare diversi nomi:
fame
ambizione
riscatto
Un giorno ti accompagnerò in uno dei tuoi viaggi
e continuerai a parlarmi male di tutti gli altri perché ti stanno sul cazzo
perché parlano parlano
parlano
e non sanno cosa sia la verità
non sanno cosa sia l’amore
perché calcolano tutto e sbagliano troppo poco spesso
e confondono la loro miseria con piccole ambizioni da salotto,
da cena placé dove ognuno si vanta delle proprie amicizie
E continuerai a tirarmi calci sotto al tavolo e a bestemmiare
A guardarmi velocemente per farmi capire che preferisci
il caos
la morte
le donne estreme
Che fumano tirando le guance
e si mettono a posto i capelli sempre più unti
più ossigenati
prima di stare giù
Giù come un animale
Finirà come hai detto tu poco fa:
“Madonna mia finirà che vivremo con casa sul lago a Lugano io e te tipo reietti, ma con un flusso di escort manco alla fermata Cordusio il giorno della fashion week”
La guerra è già fuori
Domani nella battaglia pensa a me
E preparati il discorso,
ché a morire muoio prima io, tranquillo
Auguri Gabri
(in foto: autoritratto da morto + io e Micalizzi al matrimonio di Tony Cairoli)