o di come un paio di scarpe di tela racconta la nostra generazione

Le All Star
24 Set 2019

Da quando ho tredici anni indosso All Star, le ho sempre avute nere. Basse o alte. Oggi ne ho gettato via un paio che era passato dal nero, al grigio, al senape. Avevano buchi da tutte le parti e suole lisce come metallo spazzolato. Farle cadere nell’oscurità, nell’inghiottitoio del sacco nero mi ha dato una sensazione di perdita difficile da descrivere.

Le avrò lavate un centinaio di volte. Sono venute con me a vedere i Rage, a vedere i Rumatera, a vedere gli Slayer, a vedere Lou Reed, a vedere gli OFFLAGA DISCO PAX. Due Gods of Metal. I Prodigy, festival di elettronica nei centri sociali del Nord-Est. Sono state con me a Guangzhou.

[pullquote]Quando però penso alle All Star mi vengono i mente i Panzer VI Tiger I dei nazisti[/pullquote]

Ho sostituito le loro stringhe un paio di volte. Tutti i concerti a cui sono stato, estati piovose o inverni asciutti, all’aperto come al chiuso, indossavo All Star. Elogio alle All Star [per me saranno sempre All Star non: Converse] che, nel corso dei decenni, sono rimaste scarpe tutto sommato popolari: dalle 40.000 lire ai 40-50 euro. E per comprare le All Star si può risparmiare. Per il mio socio, che conobbi in Cina, le All Star sono cattive come il male. Lui, che ha avuto una start-up dedicata alla produzione di Sneakers, mi ha spiegato molte cose sulle All Star. Il tessuto non è il migliore. La gomma non è la migliore. I processi di produzione sono sbrigativi.

Le All Star però continuano a vendere, sono irriducibili, attraversano le nicchie di mercato, le coorti generazionali, gli status sociali, e sono circa le stesse di sempre; oggi ne ho comprato un nuovo paio.

[pullquote]Per il mio socio, che conobbi in Cina, le All Star sono cattive come il Male[/pullquote]

Le All Star sono le uniche scarpe che più sono logore, consumate, e più acquistano patina, aura: venerabilità, come la cintura nera di un maestro di arti marziali deteriorata da migliaia di nodi e cadute ed esercizi sul tatami. Sono poco dissimili da quelle adottate da Chuck Taylor, poco dissimili da quelle del 1932 [esisteranno filologi che si occupano di All Star?]. Le All Star hanno vinto i nazisti, cioè, l’idea che sta alla loro diffusione. Esistono Sneaker più costose, molto più costose, molto più comode, molto più resistenti. Sneakers per qualsiasi gusto e portafogli. Quando però penso alle All Star mi vengono i mente i Panzer VI Tiger I dei nazisti: carri armati complessi e dispendiosi da produrre, tanto efficienti quanto poco numerosi; penso ai Tiger, il miglior mezzo blindato di un’epoca. E, soprattutto, ai T-34 sovietici e agli Sherman. Ragazzi, per sconfiggere il nazismo servirono carri armati in gran numero, decine di migliaia per fronteggiarne un decimo. Carri armati economici, facilmente sostituibili, con pezzi di ricambio reperibili in qualsiasi teatro di guerra. Ecco, le Sneakers da mille euro sono il nazismo, combattiamo il nazismo con le All Star.

All’emporio del mio mondo socialista utopico puoi scegliere tra tre colori differenti di All Star: nero, nero. E nero. Tutti indossano All Star anche se sono merce d’importazione

Francesco

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