Questo è un esperimento, un botta e risposta subliminale, su un argomento non deciso a tavolino. Due poetry messe una dietro l’altra e stop. Una di Pisto, una di Banhoff.

Poetry botta e risposta
14 Apr 2014

Uno scrive una cosa l’altro ne scrive un’altra. Poi le due cose vengono messe assieme e si guarda quello che succede. Stesso weekend, a trecento chilometri di distanza, senza telefonarsi, abbiamo sporcato il bagno con queste parole. Se lo fanno i rapper lo possiamo fare anche noi.

Acthung Banhoff

(Pisto, n.8) 

Le luci dei nostri cellulari illuminano solo le nostre rughe
Tutti si lamentano della merda che hanno intorno
E Tutti di questa merda
Ne siamo una parte

Il mondo
non è un posto giusto, Banhoff
Ed è arrivato quel momento
In cui sei troppo solo
Anche per scrivere
Ed è arrivato quel momento
In cui della libertà
Non sai che fartene

Scava
lavora
Affonda la lama
guarda l’abisso
affondala ancora
non ti distrarre.

Mi hai consigliato di avere fede
Io la ho, amico Banhoff
Nell’amore che ho in casa
E credimi, è enorme
Mi rende così pieno
che posso solo piangere
perché non sono capace
di trattenerlo

Eppure a volte
neppure questo
Mi basta
Neppure questo
Serve a non farmi sentire
solo

Banhoff,
Ho fede in tutto ciò
In cui non credo
Che se un giorno
Succederà qualcosa per cui
Non avrò sconti
Non avrò rimorsi
Né perdono
Penserò a mia figlia
Che mi stringe la mano
Come ha fatto l’ultima volta
che mi sono sentito
davvero
felice
E saprò ancora una volta di più
Una cosa per tutte

Che la pace è uno spillo
Che ti buca le costole
Non fai in tempo a riaprire
gli occhi
Che tutto è come prima
Solo leggermente più a fuoco

E la strada per vederla svanire
È solo un altro attimo di pace
In più
O in meno
Che sta per arrivare

Scava
lavora
guarda l’abisso
Affonda la lama
Fammi una promessa:
credi in te stesso
affondala ancora
non ti distrarre.

Cadelliscio di Ray Banhoff

Senza titolo

(Banhoff)

I pensieri pesano 100 chili
ce li ho tutti sugli occhi
un incudine di piombo tiene fermo il corpo al centro del petto
nei secoli dei secoli dei secoli
Anche questi cazzo di bambini nel parco sono felici
Anche le margherite sono felici
Un imbianchino nelle mie retine asfalta tutto di bianco disastro
il colore liceale della sala d’attesa
i pomeriggi passati ad aspettare il dottore
a Montecatini i lampioni mi intimavano di scappare
i cavi elettrici sospesi sulla strada trasmettevamo telefonate tra cuori infranti
come formichine elettriche le pene d’amore viaggiavano nei cavi
e le signore aprivano il negozio mezz’ora più tardi tanto non c’era nessuno
e il vigile prendeva il caffè nel bar ormai dei cinesi
e andava a fare le multe alle macchine in via Marruota
si beccava le urla ma strappava la nota impassibile
e la sera le puttane dovevano far gran casino per scacciare il freddo e i fetenti
mentre passando col finestrino abbassato sentivi l’odore della porchetta che friggeva da Giotto
La Gioventù è stata questo, un presagio, un avviso di sfratto
ed è assurdo quanto ora che non ci sei i tuoi occhi mi paiono l’unica luce nella notte

WNR

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