Fumi 60 sigarette al giorno, ci dai dentro col bicchiere, hai sul volto i segni di una vita dove il dolore ha scavato un solco. Da una parte sembri autolesionista, ma questo non ti impedisce di provare una forma d’amore smisurata per gli “altri”. In Arrivederci dici: «ma come si fa a non amarti/ maledetto paese/ in cui soccombere/ chi più, chi meno/ in questo triste destino/ comune e quotidiano/ e vorrei dirti/ qualcosa di tenero/ tenero come un'alba/ come un tramonto/ una buona notte/ per ferirti ancora/ o una volta per sempre». Stai cercando una redenzione? Eppure non rinunci a ferirlo ancora, una volta e per sempre questo Paese. Come mai? Una Redenzione ... non direi. Da cosa mai dovrei redimermi? Da un passato troppo turbolento? Da un'infanzia difficile? Dai tanti errori commessi? Credo che ognuno di noi, in fin dei conti, sia la propria storia. Cerco di fare tesoro delle gioie della vita così come degli errori, degli sbagli, delle brutte figure. Come si dice... Sbagliando si impara. Eccome! Hai letto poesie in giro, fatto uscire un tuo disco solista, mi hai accennato della probabile partecipazione a un film (a proposito, ci dici quale è?). Dove sta andando la tua ricerca artistica? Dove ti sta portando? La mia vita è un naufragio. Scruto i miei orizzonti in cerca di di un porto dove ormeggiare. Sono felicemente disperato. Per me la vita è ricerca. Ho ricevuto più di una proposta cinematografica. Mi piacerebbe davvero imbarcarmi in un viaggio nuovo, e inatteso. Vedremo... Mi sono sempre chiesto una cosa su di te: sei un esteta o un utopista? Vuoi essere un cronista o un rivoluzionario? O forse entrambe le cose... Nella tua musica ci sono sempre riferimenti alla realtà, c’è sempre un'analisi del presente e della società. Vorresti cambiare il mondo con la tua musica? In questo caso mi viene in mente l’immagine di un martire, di Cristo che muore in croce, lo vedo come un sogno impossibile. Dio santo! Mi stai davvero paragonando a Gesù? Mi vengono i brividi ... È uno scherzo, vero? Una provocazione? Anche se, a dire il vero, c'è un po' di Gesù in ognuno di noi. Ogni volta che non rivolgiamo lo sguardo da un'altra parte. Quando lottiamo per il diritto del nostro prossimo di vivere insieme a noi. La fratellanza, la pietas cristiana: quando vengono a mancare, incomincia l'incubo sociale, la prevaricazione, l'arrampicamento, la noia e l'insofferenza, l'edonismo narcisistico, l'indifferenza. E il razzismo, essendo il razzismo nient'altro che il mancato riconoscimento sociale dell'altro, vera e propria cifra politica della nostra contemporaneità.Penso al popolo romanì, che noi - sprezzanti - chiamiamo "zingari": il popolo più bello e più libero del mondo, il più misero e perseguitato di sempre, l'unico a non aver mai ingaggiato una guerra con nessuno. Vorrei cambiare il mondo con la musica? Si. Sono consapevole che non faremo mai la rivoluzione a suon di canzonette, ma sono anche convinto che possiamo contribuire ad una rimodulazione dell'immaginario collettivo, nel segno della coscienza civile e dei valori democratici. Se io non pensassi questo, mi sentirei inadeguato e insufficiente al ruolo che la società mi ha concesso. A che servirebbe una canzone se non narrasse le contraddizioni del mondo in cui viviamo? Di questa zolla di pianeta che occupiamo, chiamandoci "Italia"? Per me la canzone è cultura, non costume. Con la cultura facciamo il cittadino, con il costume il consumatore. Che sia stramaledetto. Credo che nella mia musica non ci siano semplicemente "riferimenti" alla realtà sociale in cui viviamo. Il mio obiettivo è che le mie canzoni siano narrazioni del presente tout-court. In questo senso la musica diventa un fatto politico. La canzone per me è grido di dolore e di accusa, è progresso, è futuro, è afflato democratico. Potrò sembrare ridicolo ad alcuni: ai più scanzonati e disillusi, a quelli che si arrendono, ai conformisti. Me ne infischio bellamente. Il cinismo politico non mi appartiene. Io credo in ciò che faccio. Se penso ai tuoi testi sia con Il Teatro degli Orrori che come solista, mi vengono in mente una serie di valori civili, una sensibilità civile diciamo, che è la costante della tua poetica. Da chi hai ereditato questa attenzione verso gli altri, specialmente gli ultimi? È dovuto all’educazione famigliare o fa parte di un tuo percorso vocativo naturale? Ognuno di noi è la storia di se stesso e un frammento della storia del paese. Vengo da una famiglia operaia e sottoproletaria. Mia madre fu suora paolina prima di mettere al mondo me e le mie amate sorelle. Mio padre voleva farsi sacerdote. Mi hanno educato nel segno di un cattolicesimo massimalista e piuttosto miope. La guerra fredda, gli anni di piombo, la strategia della tensione...