La solitudine, i falsi amici, i casini, le gioie. Un viaggio in Carmelo Bene con la prima vera intervista fiume alla sua ex moglie.

Tutto è stato bello, anche il male.
3 Ott 2016

«Non ho mai rilasciato un’intervista, perché volevo far parlare la sua opera. Chi ha detto tanto in questi anni è perché non gli voleva bene». Tremi un po’ quando ti guarda negli occhi Raffaella Baracchi, ex miss Italia ’83 e moglie di Carmelo Bene (dalla quale ha avuto la figlia Salomè). Tremi anche perché Raffaella ha deciso di aprirsi per la prima volta dopo tanti anni. L’abbiamo incontrata davanti all’abitazione di Otranto, mentre esce in tutta fretta dal portone della splendida casa di via Scupoli a fianco del castello e che affaccia sul porto, dove Carmelo Bene dalla finestra dello studio poteva “perdere i suoi pensieri nel mare Ionio”. Il dialogo verte sul museo che dovrebbe essere dedicato al maestro nell’ex convento dei Cappuccini, quasi concluso ma sul quale il Comune e le eredi non trovano un accordo.

carmelo bene e raffaella baracchi

Da cosa nascono tanti ritardi?

Stiamo cercando di fare del nostro meglio, però in Italia ci sono certe logiche e bisogna tenere conto di una serie di cose. Magari si farà, non esattamente come desidererei. Ma finora ho combattuto per il meglio possibile e se non sarà esattamente come volevo bisogna adattarsi. E’ la politica che deve dare l’input e dal canto mio sto riflettendo.

[pullquote]Si faceva attorniare alle cene da certa gente, però quello è il suicidio del solitario. Infatti lui stava molto male. [/pullquote]

A quasi quindici anni, però, non esiste un “luogo di culto” beniano.
Quello non serve, visto che lui era già un “classico” in vita, seppur non capito a fondo. Anche per colpa sua, che si è sempre presentato in modo particolare. Ma ora tanti studiosi giovani lo stanno riscoprendo e questo conferma il suo essere un capolavoro.

Il museo, forse, si farà. Intanto anche le ceneri sono ancora nella cappella dei parenti, la famiglia Bleve. Come mai?
Il mausoleo non si riesce a completare, sempre per beghe burocratiche. E’ delirante che la questione vada avanti da un decennio: il progetto è pronto, il luogo definito, i materiali acquistati. Una situazione kafkiana, che forse farebbe ridere Carmelo. Mi prendo ancora un po’ di tempo, poi deciderà Salomè. C’è un rimpallo di responsabilità che ci ha portato a un nulla di fatto.

Il primo settembre avrebbe compiuto 79 anni. Cosa le rimane?
Carmelo mi ha cambiato la vita. Non posso ricordare un momento o una frase. Tutto è stato importante, anche il male. Potrei dire mia figlia, perché mi riporta costantemente a lui. E come il padre, lei vuole essere unica, un soggetto individuale e in questo sono molto simili. Beniani, appunto.

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Carmelo Bene, Giancarlo Dotto, Elisabetta Sgarbi

Perché ha scelto il silenzio in tutti questi anni?
Io l’ho conosciuto come nessun altro e ho accettato il modo in cui ha scelto di mostrarsi in pubblico, dicendo certe cose, anche assurde. Le faceva scrivere sui libri e poi veniva da me a piangere. Ma credo di essere l’unica ad averlo realmente capito, ad aver svelato il suo vero volto. Avevamo dei tratti caratteriali simili, siamo fondamentalmente dei soggetti solitari.

Eppure, fino all’ultimo, amici ed estimatori non sembrano essergli mancati.
Quel periodi non deve influenzare il giudizio. Si faceva attorniare alle cene da certa gente, però quello è il suicidio del solitario. Infatti lui stava molto male. Ma era una sua volontà, quella di stare male. Ci sono le persone che lo vedono in quel modo ed è giusto così, però c’è anche gente che ci sguazza in maniera nefasta e sono i peggiori. Lo fanno per tornaconto, per mettersi in mostra e sono quelli che parlano di più.

[pullquote]Carmelo mi ha cambiato la vita. Non posso ricordare un momento o una frase. Tutto è stato importante, anche il male. [/pullquote]

A chi si riferisce? Uno dei più stretti e affettuosi collaboratori fu, per esempio, Giancarlo Dotto.
Non era un amico di Carmelo e non ha la mia stima. Non si è comportato come tale quando era in vita e neanche quando è morto. Non ne voglio parlare, per fargli trovare un altro senso di esistere. Perché per me non esiste e se Carmelo gli ha dato modo di esistere è stato per autodistruzione. Non ha mai capito nulla di lui.

Non ci furono amici, dunque?
Come no? Maurizio Grande, studioso della sua opera. O persone che non si sono messe in mostra, come Angelo Caselli. E’ stato il suo tecnico per anni e viveva in casa con Carmelo. A lui ho regalato le casse foniche, perché le meritava. E dopo la sua morte è stato zitto. Quelli che hanno parlato sono quelli che non lo amavano.

carmelo-bene-casa-di-otranto

Anche la vostra relazione non fu tutta rose e fiori, anzi. Si parlò di botte ricevute da lei mentre era incinta, poi la denuncia di Bene, in seguito ritirata, per tentato omicidio.
Ho sempre rifiutato di parlarne, perché la mia storia con Carmelo è stata vera, una storia importante. Tutto quello che è successo sono fatti nostri. Lui ha deciso di apparire e farmi apparire in un certo modo, ma pazienza, ne porto il peso. Conosco solo io quello che è accaduto. Chi dice sciocchezze sono persone che non conoscevano la situazione. Prego per loro, affinché la cattiveria si trasformi in bontà e facciano qualcosa di buono per gli altri per riparare al male che hanno fatto.

Tornando al museo, certamente ne’ la casa di Otranto ne’ quella di Roma potrebbero ospitarlo?
Assolutamente no. A Roma è casa di mia figlia, per volontà del padre e lei ne farà quello che vuole. Tutta la biblioteca di Carmelo, invece, sarà a Lecce. Ho donato 5mila e 840 volumi al convento delle madri Benedettine e loro sapranno conservarli. A Otranto nascerà il museo nell’ex convento dei Cappuccini, come sarà staremo a vedere.

Nella casa di Roma, però, vive ancora l’ultima compagna di Bene, Luisa Viglietti, che non sembra avere nessuna intenzione di lasciarla.
Le cause legali sono quasi finite e le abbiamo vinte tutte. Lei si ostina a rimanere, nonostante sia stata condannata a risarcire in maniera economica, ma si definisce nullatenente. Mi fa un po’ pena. Ma è solo questione di tempo, visto che la legge italiana è un po’ lenta, però prima o poi dovrà lasciare l’abitazione. Rimane in piedi solo la causa della Biennale di Venezia.

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Carmelo Bene e Luisa Viglietti

[pullquote]Ha scelto di mostrarsi in pubblico, dicendo certe cose, anche assurde. Le faceva scrivere sui libri e poi veniva da me a piangere.[/pullquote]
Questione spinosa. Carmelo Bene, per due anni direttore del settore teatro, fu accusato di appropriazione indebita per una serie di disegni di Pierre Klossowsky, pagati ben 260 milioni, che furono trovati nella sua casa.
E’ l’unica rimasta ed è a buon punto. Hanno cercato in tutti i modi di accusare me per falsa testimonianza. Ma quando Klossowsky dipingeva c’eravamo solo io e Carmelo. Pensi che gli andavo a comprare i colori e il viso di uno dei bafometti è il mio, più giovane e androgino. Infatti, prevedendo cosa sarebbe accaduto, Carmelo mi chiese di portare a casa mia ai Parioli i documenti di acquisto. Non contenti, hanno accusato Salomè, che è nata nel 1992: come poteva sapere quanto accaduto nel 1988-’89? Però è stato riconosciuto che Carmelo non ha commesso reati ed è salvo il suo onore e la bella amicizia che c’era tra i due.

Per concludere, quanto è forte oggi, secondo lei, la sua influenza nel campo dell’arte?
Bisogna lasciare che le cose si indirizzino da sole e andranno nel modo giusto. Per esempio attraverso agli studiosi, che analizzano il suo discorso e il pensiero, non solo a teatro ma soprattutto  negli scritti. Ho estrema fiducia nella vita e sono certa che il corso della storia metterà a posto ogni cosa. Carmelo sarà collocato all’altezza che merita. E’ stato un provocatore ma non solo: ha mandato messaggi innovativi e profondissimi. Bisogna essere estremamente colti o estremamente semplici per comprenderli.

Gianmarco Aimi

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