Archivi del mese: Agosto 2016

Libri a ferragosto come fossero paranza

Siccome i libri sono una cosa bella, a volte è bello averli pure se non li leggete. Anche perché oggi è cos’ diffcile leggere un libro che alla fine uno ci rinuncia. Comunque voi comprateli, annusateli, teneteli li fermi. così potrete sempre avere tempo per leggerli in futuro. Staranno per un po’ li a fissarvi intonsi e senza orecchie alle pagine per poi essere afferrati un giorno e spolpati. Un giorno avrà senso averli avuti.

Ora che siete ancora in spiaggia avrete tempo per gustarvi la listina di ferragosto in vista di settembre. Stasera magari entrate nella libreria del villaggetto vacanza, ecco questi mi sa che non ce li trovate, ma potrete sempre metterli nella lista dei desideri della App di Amazon.

 

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Il libro dei simboli, Taschen

Un mattone, costa un sacco di soldi, ingestibile. Però ecco questo è un testo della madonna. Basta a farvi arrapare se vi dico che appare anche in un frame della prima stagione di True Detective sulla scrivania di Rust Cole? lo hanno messo assieme un gruppo di scrittori, sociologi, semiologi, psicologi e tuttologi che la metà basta. Funziona così, cercate una parola come: barba, vagina, anima, Luna. Per ognuna di queste voci ci sono paginate di testo e immagini che analizzano il significato simbolico e allegorico, connettendo la spiegazione a riferimenti letterari, storici, biblici, psicanalitici. Tipo la notte fate un sogno assurdo con il sangue e la mattina andate a leggere Sangue e vediamo se non ci ringrazierete…

 

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Sborropippo, Spyro/La Rosa/Mattioli, Comma22

Ci è capitato tra le mani per caso e ce ne siamo subito innamorati. Frutto della genialità di tre artisti diversi racconta per strisce scemine la storia di questo personaggio che ha una soluzione a qualunque problema o domanda gli venga posta: le seghe. Che bellezza. Costa 9 euro è un librino in apparenza scemo ma in sostanza amabile perché fa venire voglia di regalarlo a un amico scemo o di tenerselo lì per i momenti tristi.

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Metagenealogia. La famiglia, un tesoro e un tranello, Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, Feltrinelli

Jodorowsky forse è ancora chiacchierato in tantissimi ambienti, ma per lo più la gente sa poco di lui. In Italia si sa che fa i tarocchi e che ha fatto quel film inguardabile che si chiama El Topo. Diciamo che Jodo lo vedono tutti come un guru. Ma non è un guru, è un signore di 88 anni un po’ fuori di testa e molto colto che quando parla sa incantare. Questo testo, a patto non abbiate studiato psicologia all’università, vi darà una serie di lucide e preziosissime spiegazioni del perché tutti i grossi casini e anche le più grandi gioie che avete mai provato sono legate alla vostra famiglia. Pieno di esercizi di visualizzazione da fare e vi insegna pure a fare l’albero genealogico. E vediamo se non vi sarà utile…

 

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H.P. Lovecraft, contro il mondo, contro la vita, Michel Houellebecq, Bompiani

Una bomba. Houellebecq che finalmente parla bene di qualcuno. Non solo, una piccola autobiografia in forma di saggio. Da leggere anche se non avete idea di chi sia Lovecraft, tanto è scritta bene e scorrevole. Poi subito dopo, se non sapete chi è Lovecraft andate subito in libreria a rimediare e comprate:

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Il dominatore delle tenebre, h.P. Lovecraft, Feltrinelli

Un’antologia di Lovecraft con i suoi momenti più cupi tra cui Il colore dallo spazio. Se esiste l’horror, se esiste il thriller, se sono esistiti Burroughs, Stephen King fino ad arrivare a True Detective, ecco allora il merito è tutto suo, di questo pennacchione pazzo americano morto sconosciuto e preso in giro e diventato postumo uno dei più grandi visionari americani del 900. Sono cazzi.

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Meridiano di sangue

Qui siamo alla roba tosta. Va letto ora, in estate, col caldo che vi sfonda il cervello e le notizie di cronaca nera. Va letto e trasportato nella realtà. Una realtà dove ci sono solo due grandi poli, il bene e il male. Due totem che stanno equidistanti e divisi da uno spazio enorme. Sulle cime dei totem i vari giudici che osservano gli omini piccolissimi sotto che compiono le loro vite. Quegli omini siamo noi. Vi troverete per centianaia di pagine assieme a un ragazzo che non ha nemmeno un nome, è solo “il ragazzo”, che nel 1833 si aggrega a una banda di predoni maniaci e cattivi capitanati da Il Giudice che fanno scorribande nel west. Stupri, rapine, omicidi. Il bene e il male che bruciano assieme. Vi siete mai cagati sotto con un Western? No. Bene, con questo si. Il male è insito nell’uomo qui, non ci puoi fare niente, potete solo sperare che il ragazzo si salvi e stare li appesi fino all’ultima pagina. Meridiano è il grado zero di McCarthy, un libro che fa paura, uno di quegli oggetti da tenere riposto con la sicura, come fa Harry Potter quando gli danno il libro dei mostri, che ha i denti e una volta aperto lo attacca azzannandolo e sbranando tutto. Solo dopo Harry impara a fare le carezze sul dorso al libro per non farlo arrabbiare. Ecco con McCarthy è così, i suoi libri sono così. Li potete anche chiamare solo libri e leggerli o no, ma una volta dentro, non ne uscirete mai. Vagherete tutta la vita in quel deserto assieme al ragazzo, nel disperato duello finale che fa per salvarsi dal giudice Holden. Scusateci la copertina inglese ma era troppo più figa.

E ora potete anche abbronzarvi.

WNR

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Digital Ephemera

È ferragosto, state cuocendo lontano dagli uffici, un signore simpatico vi ha servito la cena ieri sera al tavolo con il vostro compagno/a, siete ispirati dai luoghi nuovi in cui vi trovate e vi sentite energici e pieni di vita. Il telefono manco lo controllate. Ma il mondo va avanti e noi vi diamo una mano con un post a tutto tondo su argomenti random.

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Tumblr

Si legge in questi giorni che Tumblr fa perdere soldi a Yahoo! Io non sono un esperto di social network e non mi voglio addentrare in analisi strampalate, ma se mai dovesse chiudere Tumblr per me sarebbe un problema. Di tutti i social che esistono l’unico che sento veramente mio è Tumblr. Gli altri ci sono ma ci sono in un modo che non li vedi. Il contenuto è il vero motivo per cui stai li ore a scrollare e rebloggare. E anche il modo in cui ne usufruisci mi esalta: funziona per libera associazione, per ispirazione. Non c’è bisogno per forza di mettere una ridicola foto di noi stessi per avere l’approvazione degli altri, ne’ c’è bisogno di esprimere qualsiasi opinione, basta condividere solo ciò che si vuole, che ci piace. È piacevole starci anche solo per gli occhi, perché a volte guardare le immagini e basta senza nessuna spiegazione fa veramente bene.

Ora da quello che leggo uno dei punti a sfavore di Tumblr sarebbe che ha inserito tardi la funzione dei video live e che Yahoo! non investe su mobile. Insomma il problema è che Tumblr non si sta omologando al trend degli altri social del momento: condividere la propria merda anche in forma di video. Come Instagram ad esempio che ha introdotto questa notevole funzione “stories”. Una funzione brutta, che rende la gente ridicola e Instagram ancora più brutto di quello che già era.

 

Pokémon Go

La bolla Pokemon Go è stata la manna dal cielo del web dell’estate, finalmente c’era qualcosa di cui parlare. Di una cosa mi sono reso conto: tutti ne parlavano ma quasi nessuno lo aveva scaricato. Lo odiano a prescindere per sentito dire, senza aver avuto un esperienza diretta. È solo un giochino. Divertente i primi cinque minuti e poi noiosissimo dopo, almeno per noi adulti. Per i bambini invece è la svolta totale, vanno in fissa. Giustamente la gente normale ci si rompe le palle entro la prima sera, i nerd magari durano qualche settimana, ma i più belli sono sempre gli hater che sono scandalizzati a prescindere, che odiano. Classico il commento ormai: ma andate a lavorare invece di cercare i Pokemon. comunque pare che abbia generato decine di milioni di dollari in utili in poche settimane e che abbia salvato Nintendo dalla morte, quindi magari è una cosa interessante. Oltretutto l’idea di usare la fotocamera dello smartphone per proiettare i Pokemon, quindi il gioco, nella realtà è stupenda. I giornali fanno a gara per ospitare psicologi preoccupati e indignati e parlare di incidenti alla guida causati da rincoglioniti che cercano Pokémon, ma se sprecassero lo stesso fiato per parlare della forza innovativa di questo videogame o del modello di buisness che c’è dietro, ecco forse sarebbe utile anche quello.

 

No man’s sky

Sono settimane che un mondo di videogiocatori aspetta l’uscita di No Man’s Sky ma non è un argomento nerd e ne parlano i siti più fighi da The Verge a Mashable. Si tratta di un videogioco per ora unico nel suo genere, puoi esplorare un universo con decine di migliaia di pianeti, ecosistemi tutti diversi generati da un algoritmo matematico. Le dimensioni dei pianeti sono reali. Cioè atterri su uno e ci puoi stare una settimana come venti minuti e magari non c’è nulla o ci sono bruchi congelati e cammini per ore o voli con l’astronave in silenzio. Lo scopo quasi non c’è se non il viaggio stesso. I pianeti sono quasi infiniti e ognuno è diverso dall’altro. È come l’ipotesi di un limbo di bit in cui affondare. Un oppiaceo digitale. L’altro giorno giocavo a GTA e pensavo che anche se non potevo essere in vacanza a Los Angeles un po’ godevo anche con la Playstation, mi sembrava di starci per davvero girando su un auto rubata al tramonto mentre scorrevo le stazioni radio che passavano hip hop e blues. Sarà che è ferragosto ma ne ho una strana voglia, vorrei sparire da questo caldo cemento e volare tutta la notte nello spazio siderale a osservare dinosauri  che mangiano erba e pianeti ghiacciati.

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Il pezzo di Rockol che ha generato odio

C’è un pezzo uscito su Rockol che ha generato un sacco di disgusto. Si chiama: Ma a che serve continuare a fare così tanti dischi? Non conosco chi lo ha scritto e leggendolo mi pare che dica cose abbastanza legittime. Gli unici in cui ha generato disgusto dei miei amici di Facebook sono musicisti indipendenti e blogger o gente che scrive di musica. La tesi del pezzo è che oggi chiunque può fare un disco e lo fa, ma tutti vorrebbero la visibilità e scrivono ai giornalisti musicali per essere recensiti. il recensore però riceve troppo materiale, perché oggi chiunque può fare un disco, e non può ascoltarlo tutto. Oltretutto sostiene che la maggior parte di questo materiale è spazzatura e che si dovrebbe tornare a quando fare un disco costava e già quella era una scrematura. Un po’ come: quando c’era lui… boh, secondo me è solo un opinione, nemmeno troppo sbagliata, non riesco ad appassioanrmi al tema ne’ capisco lo scandalo che genera. Soprattutto non capisco perché le band invece si prendere possesso dei palchi e suonare suonare e suonare, vogliono farsi recensire i dischi dai giornalisti musicali.

 

Stranger Things

Tutti ad aspettare il ritorno di Mr. Robot e poi si rivela la stagione più pacco di sempre della storia delle serie tv, ma per fortuna c’è stato Stranger Things. Se sei nato negli anni 80 e hai avuto un infanzia non puoi non amarlo. Niente di nuovo davvero, dentro c’è Spielberg dappertutto ci sono i Goonies, E.T., tutti gli stereotipi dei telefilm americani e quell’amore per il vintage che ormai ha rotto, ma è bellissimo. E a volte abbiamo bisogno delle cose belle solo perché sono belle.

 

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Sempre stando in tema digital c’è l’imbarazzante pezzo di Marracash e Guè Pequeno che si chiama Insta lova. Inascoltabile. Squalificante anche per loro che comunque hanno i loro lati fighi e ci piacerebbe vedere quelli. Un pezzo per un pubblico di tredicenni che però è troppo perso dietro Alvaro Soler e Fedez e conosce Guè Pequeno solo grazie alla rima di Rovazzi “faccio selfie mossi, alla Guè Pequeno”. Rolling Stone con 160 anni di ritardo sul tema (qualsiasi sia il tema) li mette in copertina. Niente questa l’ho scritta non per Guè e Marra ma per ricordarmi ogni volta di quanto mi dispiace che Rolling Stone sia così illeggibile.

Ray Banhoff

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