I ragazzi stanno tutti bene.
Da sinistra, Giò, Banhoff, Albi, Pisto. Sul trono, genio Rosella
Mo’ racconto dall’inizio. All’inizio fu che io stavo per pubblicare il libro su Vasco e volevo un posto mio, volevo far scrivere anche Banhoff, che se ne andava in giro e mi mandava dei report meravigliosi via mail ed era un peccato lasciarli lì. Aprii tumblr, writeandroll.tumblr.com. Le password sono andate perse, il blog è stato inghiottito dall’internet: c’erano i video, le poetry di Paradoxal, cinesi che giocavano alle slot machine, scene di disagio, di degrado, malformazioni della contemporaneità. Ecco, il disagio.
[pullquote]Sono passati 5 anni. Nel mezzo ci sono state piccole tragedie personali, neurologi, aborti, sedute di psicoterapie, mignotte, farmaci, tatuaggi, figli, ansie. E inettitudini [/pullquote]
Tutto nasce dal disagio. Mi ricordo questi video dove entravo in libreria e la didascalia era: visita al cimitero. Poche cose da leggere che ci piacevano, in giro. Poche persone con cui parlarne. Meno che ci potevano capire. Eravamo nicchia. Lo siamo ancora oggi, quando invece di scandalizzarci dei titoli di Libero, ne godiamo. Perché se arriviamo dal disagio andiamo costantemente verso il delirio. E nicchia resteremo. Dopo due anni di Tumblr Banhoff insiste, coinvolge Rosella, Marco, un piccolo sardo con gli occhi veloci e la mente pure, che sta a NY perché in Italia nessuno lo cagava mentre vinceva premi al SXSW. Rosella lo avevo conosciuto a una festa di Riders. Lo avevo cagato il giusto, come sempre, come con tutti, era con una ragazza – Cristina Zaga – che adesso è una esperta di robotica e vive in Olanda e a maggio ci ritroveremo sul palco del Ted a Milano. Sarà una festa rivederla.
Rosella insomma disegna il sito: avantissimo. E da lì pubblichiamo, riuniamo una serie di disperati e altri disperati ci contattano. Arriva una mail di questo qua che scrive una cosa sulla mia città, Taranto. Leggo e penso, leggo e gli rispondo: e tu chi cazzo sei? È Lorenzo Monfredi, un picchiatore da curva con tanto di Daspo in corso, il più grande talento inespresso della letteratura attuale. Me lo ritrovo nella redazione di Riders perché aveva letto l’intervista a Parente e mi voleva conoscere. Altissimo, storto, lobotomico, un hipster come quelli di cui parlava Burroughs nel 1953, quando hipster significava reietto, escluso, devastato, fighetta. C’era già Serinelli, c’era già Gottardo, eravamo già 5 o 6. Poi arrivò anche Piovino. Io Daniele Piovino non l’ho mai visto, nemmeno una volta. Ma quando succederà sarà come se avessimo passato serate e serate insieme, perché a coprire i chilometri di distanza tra Viterbo e Milano, a coprire la vita che ti scandisce tempi differenti c’è WriteandRoll, c’è la Society.
Compleanno di Pis dalla Lina: Marta, Ban, l’Elisa coperta, Albi e Dé Casati laggiù
[pullquote]Scrivi come caghi, come pisci, come ti seghi, come vieni. Scrivi come vomiti quando non ce la fai più. C’ha pure un nome sta roba: Sborramantra. Questo è WNR. Tutto il resto è del demonio [/pullquote]
Sono passati 5 anni. Nel mezzo ci sono state piccole tragedie personali, neurologi, aborti, sedute di psicoterapie, mignotte, farmaci, tatuaggi, io ho fatto un’altra figlia, ho buttato giù le mie inquietudini, mi sono innamorato svariate volte e svariate volte mi sono sbagliato. Ho riversato ansie e inettitudini nelle Considerazioni di uno Sconfitto. Le scrivevo quasi sempre quando stavo male, quasi sempre il giorno dopo la sbornia, quando il senso di inadeguatezza toccava livelli di guardia altissimi. Quasi mi vergognavo di pubblicarle. Molti, dopo che leggevano le Considerazioni, mi scrivevano in privato e mi chiedevano se avessi bisogno di aiuto. No, grazie, sono solo momenti, rispondevo sempre. È così. Mi sfogo, butto fuori e poi torno a stare meglio e a essere sempre il cazzone che sono. Write For The Soul.
Lo sfogo e la vergogna: due concetti cardine per WNR. Lo sfogo: non a caso il nostro motto è: dedicato alla cattiva scrittura. Scrivi ciò che hai dentro e ciò che vuoi sputare a terra, sarai vero. Scrivi come caghi, come pisci, come ti seghi, come vieni. Scrivi come vomiti quando non ce la fai più. Questo è WNR. Tutto il resto è del demonio. La vergogna, poi: ecco il metro di misura supremo. Se non ti vergogni di ciò che hai scritto, se non ti vergogni pensando alle reazioni che gli altri potrebbero avere quando leggono qualcosa di tuo, be’ allora non premere il tasto PUBBLICA. Questo è WNR. Spesso l’imbarazzo che provocavo a essere così intimo era talmente alto che qualche amica invece di scrivere direttamente a me scriveva a Banhoff. E Banhoff mi prendeva per il culo e mi diceva: Gana, fai piangere le fie…
WNR è l’ultimo barlume di lucidità prima del grande buio, il buio che fa sì di non cercare la verità, di restare in superficie, di sentire quel non so che e non andare a indagarlo, di rinfrancare la propria insicurezza con un like, una frase scontata, un concerto di un cantante banale perché tanto la banalità oramai non la riconoscete più.
5 anni dopo Banhoff fa l’insegnante elementare a Prato, fa le storie al bar degrado, viene a Milano e non mi caga perché ha gli esami, va da Cirignotta a farsi la barba, va dallo psicologo e poi torna indietro. Monfredi fa un master in business alla Luiss. Piovino lo seguo su ig. Con Rosella ogni tanto ci sentiamo e se vado a NY mi porta a ubriacarmi. Gottardo non lo vedo mai, Giò pochissimo e su wapp parliamo per bestemmie. Pure Enri e Albi sono della Society, ma loro sono l’ala istituzionale diciamo.
Banhoff e Pisto quando volevamo fare i Kommando Kafka, fotografati da Giò Serinelli
[pullquote]All’inizio era Tumblr. C’erano i video, le poetry di Paradoxal, scene di disagio, malformazioni della contemporaneità. Ecco, il disagio. Tutto nasce da qui[/pullquote]
Noi della Society, con la Society, non abbiamo mai combinato un cazzo perché un cazzo non ce ne frega proprio. E continuerà a fregarcene un cazzo pure in punto di morte. Noi scriviamo come quando abbiamo un orgasmo e poi tutto si disperde. La nostra scrittura è sterile e se capiterà un miracolo e nascerà un figlio sarà un figlio bastardo. Non ce ne frega un cazzo del SEO, degli algoritmi, dei risultati, della popolarità, dei follow back, degli hyperlink. Ci piace Iannacci. Ci piace Di Canio. Ci piace Califano. Ci piace Di Prè, lo fotografiamo mentre mangia spaghetti appena cucinati da Elena alle 10 del mattino, perché nell’assurdo non ci affoghiamo ma ci sguazziamo. Ci piace Leone di Lernia che dice: andate a farvi inculare dal mare. Ci piace la vita, la festa, la morte, il paradosso.
E io? E io mi perdo e mi ritrovo più volte al giorno, scrivo sto pezzo mentre guardo la finale di Sanremo e l’unica cosa che svezza la mia attenzione sono i capelli blu della Berté, ma sto tranquillo perché so che la Society c’è sempre, così come ci saranno sempre degli appigli che mi salveranno, che eviteranno la disfatta. La Society è lì che mi aspetta, con il suo sfondo beige, le strisce rosse e le lettere premute sulla tastiera una dopo l’altra, alla come viene viene. C’ha pure un nome sta roba: Sborramantra.
Stiamo tutti bene, insomma.
Noi siamo qua. Non ce ne andremo mai via.
E se ce ne andremo da qualche parte ci sarà qualcuno dei nostri che non saprà di esserlo.
State accorti. La notte è lunga, ma una luce nel mare scuro la troverete sempre.
Tenete la barra dritta, godetevi il viaggio. Leggete WNR.
Tanti auguri umili viandanti, fottete il Vostro Charlie ogni Santo Giorno.
Il capitano