Will Hunting – Genio Ribelle. Matt Damon (nell’era pre bolsa di Matt Damon) è al primo appuntamento dal super psico Robin Williams e lo cazzia riguardo alla sua biblioteca:
«Voi intelligentoni vi circondate di un sacco di libri. Peccato che siano quelli sbagliati.»
«E quali sono quelli giusti?»
«Quelli che ti fanno drizzare i capelli in testa.»
Sbam! Esatto. Quelli che ti fanno drizzare i capelli in testa, quelli di cui ti ricordi davvero, quelli che WHOA!
[pullquote]Si parlano addosso e in codice. Ti fanno sentire escluso. Ecco perché nessuno si incula la filosofia.[/pullquote]
Non ne trovi tanti in giro di libri così. Ne trovi difficilmente in libreria dove ti propinano sempre la solita sbobba a base di Murgia (apice della merda anche se non l’ho mai letta) e nei top seller di Amazon. Di solito la gente legge robaccia.
Ogni tanto però ti capita. A me è successo con Iperoggetti di Timothy Morton (Nero Editions). Moreno mi ha detto: leggilo è stupendo. Poi io l’ho letto e lui no, come spesso accade. Ma io sono disoccupato e mi è molto più consono dilettarmi con la cultura.
Morton è un filosofo e io non so niente di filosofia. Cioè so quello che può sapere uno che ha letto Nietzsche a sprazzi e non ha un dottorato o una laurea in filosofia (però ho dato 12 cfu di Estetica con Desideri, lui era simpatico mangiava la cioccolata e prendeva tutti per il culo. Scriveva incomprensibile anche lui cmq). Di solito i libri di filosofia del cazzo hanno un problema: trattano in modo troppo stretto la filosofia del cazzo, rendendola inaccessibile a chi non ha delle conoscenze approfondite. Kant di qui, Spinoza di la, Coso che ha smontato una cosa pesissima che Coso prima di lui credeva Sacra.
Una roba odiosa. Si parlano addosso e in codice, ti fanno sentire escluso. Ecco perché nessuno si incula la filosofia. E poi i filosofi non hanno quasi mai il senso dello stile… Scrivono come dei tecnici, o dei ragazzini smaniosi di farsi notare da altri ragazzini nerd più smaniosi di loro. Imparate a parlare cazzo, e poi vediamo. Socrate parlava in modo comprensibile, perché dopo di lui quasi nessuno più lo ha fatto?
Morton ogni tanto è così, si perde a parlare di filosofia del cazzo, di Kant, di coso quell’altro Heiddeger (vi ricordate Carmelo Bene che sbraita: lei parli di ontologia con il signor Heidegger e vada a fare in culo!!! che bello…), etc, ma per il resto è potentissimo. Perché?
Ve la metto così. Settimana scorsa ero dal mio erborista, un luminare, uno dei padri dell’erboristeria in Italia, uno con due coglioni così a cui mi affido ciecamente per farmi curare perché ci becca sempre. Parlavamo e viene fuori la puntata di Report (o adesso è Presa Diretta, non ricordo) in cui si parla dello scioglimento dei ghiacci.
Non so se l’avete vista. Io l’ho vista e sono stato male per dei giorni. Ci sto ancora male. Anche il mio erborista era terrorizzato e questo non ha fatto che atterrirmi ancora di più. (Chi vuole la trova qui… vi avverto: fa male).
Ghiacci che si sciolgono, Como in inverno più fredda dell’Artico, clima impazzito, catostrofi, carestie. Tutto nel giro di pochi anni. E non si sta fermando, anzi. Cose che so, che sappiamo tutti. Ci pensavo anche prima della puntata, ma dopo che l’ho vista ci penso ancora di più. Tutto ha assunto una forma diversa. Cosa studio a fare se tra dieci anni potremmo essere un paese desertico o sommerso d’acqua? Perché facciamo tutti finta di nulla? Morton direbbe che finalmente sono stato cosciente della presenza di un’iperoggetto: il riscaldamento globale.
[pullquote]Di solito i libri di filosofia del cazzo hanno un problema: trattano in modo troppo stretto la filosofia del cazzo[/pullquote]
Quindi ecco gli iperoggetti. Perché nessuno parla degli iperoggetti? Perché al vertice ONU dell’altro giorno non ne hanno parlato? Perché i giornali non ne parlano? Perché ne parlano solo i fighetti radical chic e i pesantoni stile Raimo (che non ho minimamente idea se ne parli o meno ma lo volevo dire)?. Perché la tv non ne parla? Morton lo spiega bene. È colpa dell’ecologia. Anzi, colpa degli ecologisti. Per essere davvero ecologisti dovremmo abolire il concetto di Natura. Cioè di quell’idea idilliaca di Natura da preservare nata negli anni 70 e ormai perduta. Un’idea che scoraggia qualsiasi approccio pratico al pensiero ecologico di cui avremmo bisogno. Potrei dire un’idea moralistica dell’ecologia che nessuno oggi ha voglia di sentire. Cioè già facciamo una vita di merda, ci vuoi mettere pure la fine del mondo? È colpa nostra cazzo la fine del mondo? Di noi che ci sbattiamo e che ogni tanto non facciamo la differenziata? E che cazzo.
Beh, Morton ti cazzierebbe ancora. Quale mondo? Non esiste nessun mondo. O meglio niente che possa essere capeggiato e compreso in toto dagli esseri umani. Esistono solo oggetti alcuni delle dimensioni che possiamo controllare, altri così grandi che non riusciamo nemmeno a quantificare, come il buco nell’ozono, la biosfera, l’inquinamento. Basta pensare a questi temi in chiave astratta. Gli iperoggetti sono già qui, sono tra di noi e hanno già modificato la nostra vita. Il mondo, se per mondo intendevamo quell’idillio stile National Geographic, è già finito. Il riscaldamento globale è il sudore sulla nostra fronte, l’alluvione a settembre, la calura anomala, la pioggia fuori stagione. Questi fenomeni sono solo prolungamenti del suo corpo mostruoso e per noi invisibile che occupa la biosfera. Noi siamo li in mezzo, piccolissimi e impotenti, ma paradossalmente lo abbiamo creato.
Avete mai visto un’alluvione? Io si, il 10 settembre 2017 a Livorno. Otto morti, non so quanti sfollati, settimane a scavare nel fango in casa con l’acqua che era arrivata a più di due metri, le auto che galleggiavano testa in giù perdendo benzina, gli animali morti, il silenzio agghiacciante. Quando arriva puoi solo pregare. Bene, il disastro di Livorno ha delle responsabilità umane (cattiva gestione, mancanza di controlli, poca chiarezza sulle procedure di sicurezza), ma quella pioggia non era normale. Tutti la sera stessa, prima dell’alluvione, ne parlavano come una “pioggia tropicale”. Quelle a cui ormai ci siamo abituati. Potentissime e veloci, poi seguite da siccità. Eccolo il riscaldamento globale. E quella alluvione era una scoreggia… immaginiamoci lo scioglimento in Artico cosa potrebbe generare.
[pullquote]Cosa studio a fare se tra dieci anni potremmo essere un paese desertico o sommerso d’acqua?[/pullquote]
È Lovecraft. È La Strada di McCarthy. È quell’immagine di fine che una volta che visualizzi non fai più a tempo a cancellare. Guido la macchina e penso che dovrei convincere la mia ragazza ad andare in Montagna a cercarci una sistemazione, perché credo che quando arriverà l’acqua a Livorno saranno cazzi. È peso eh?
Sto scrivendo di getto, non ho nemmeno il libro con me, sennò avrei trascritto parti intere sottolineate. Ma forse è meglio così. Il fatto è che questo libro, tolte le parti di filosofia stretta, è un’accesso a una visione della nostra vita agli antipodi della visione che abbiamo della nostra vita. Devo ammettere che l’ho letto con diffidenza. Non conosco quelli di NOT, mi pareva una roba fighetta, non sto facendo una marchetta per loro. Io dopo tre pagine ho mollato. Poi una settimana dopo ero ancora lì che ci pensavo e mi ci sono buttato dentro. (Ho abboccato perché come dicevo qui riguardo alla torta, sono un feticista dei libri e questo sembra un sandwich. Ha le pagine morbide e di carta un po’ così, di quelle dei manuali di MS DOS degli anni 80).
Iperoggetti è un libro che ti fa drizzare i capelli in testa. Una roba che non ti scordi. Forse perché tratta della nostra spocchia, del nostro sentirci eterni. C’è un capitolo che si chiama IPOCRISIA che è fondamentale a riguardo. Potremmo dire che anche l’Iperminchia (grande così tanto quanto la minchia immensa che ce ne frega del riscaldamento globale) è un iperoggetto e ci sta iperinculando.